Un articolo pubblicato sullar rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society letters” descrive una ricerca sul buco nero supermassiccio al centro della galassia NGC 1068. Un team internazionale di astronomi guidato da Andrea Marinucci, dell’Università Roma Tre di Roma e associato INAF ha usato i telescopi spaziali XMM-Newton dell’ESA e NuSTAR della NASA per studiare la gigantesca struttura a forma di ciambella attorno al buco nero supermassiccio.
Parecchi buchi neri supermassicci sono circondati da dischi di gas e polvere che formano una sorta di ciambella. Questi materiali vengono lentamente inghiottiti ma a volte sono talmente densi da nascondere l’attività di questi buchi neri e fino a poco tempo fa non esistevano strumenti in grado di vedere attraverso questi dischi.
Il telescopio spaziale NuSTAR, lanciato nel giugno 2012, è perfetto per questo tipo di ricerca perché può rilevare raggi X a energie molto più elevate rispetto ai precedenti satelliti. Si tratta delle uniche radiazioni elettromagnetiche in grado di passare attraverso le spesse nubi di gas e polveri che possono oscurare i buchi neri supermassicci. Alcuni mesi fa, una ricerca specifica ne aveva scoperti alcuni proprio grazie a questa possibilità.
La galassia NGC 1068, conosciuta anche come M77, è a circa 47 milioni di anni luce dalla Terra. Tra il 2014 e il 2015 il buco nero supermassiccio al suo centro è stato osservato con i telescopi spaziali XMM-Newton e NuSTAR grazie ai raggi X emessi nell’area che lo circonda. NuSTAR può rilevare raggi X a energie maggiori rispetto a XMM-Newton e nell’agosto 2014 ha rilevato un picco di luminosità.
Il disco attorno al buco nero supermassiccio della galassia NGC 1068 è uno dei più spessi finora scoperti ma secondo gli astronomi che hanno condotto questa ricerca la sua struttura non è omogenea. Andrea Marinucci ha fatto il paragone con un giorno parzialmente nuvoloso in cui le nuvole si muovono rapidamente lasciando passare più o meno luce solare a seconda del momento.
La disomogeneità di questo disco non è una sorpresa ma è la prima volta che viene osservata in una struttura così spessa. Si tratta di un passo avanti nella comprensione della crescita e dell’evoluzione dei buchi neri supermassicci e delle loro galassie ma saranno necessari altri studi per avere tutte le risposte.
In particolare, le prossime indagini si concentreranno sulle possibili cause di queste disomogeneità. È possibile che sia causata dal buco nero supermassiccio che genera turbolenze mentre inghiotte gas e polveri. La causa potrebbe essere invece in cause esterne come giovani stelle nelle vicinanze. La forza di gravità di questi buchi neri influenza in maniera significativa l’evoluzione delle galassie che li ospitano perciò queste ricerche sono considerate molto interessanti.
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