Un articolo pubblicato sulla rivista “Science” descrive la quantità decisamente fuori dal normale di stelle massicce scoperte nella Nebulosa Tarantola, una regione della Grande Nube di Magellano, una delle galassie nane satelliti della Via Lattea. Un team di ricercatori che partecipa all’indagine VLT-FLAMES Tarantula Survey (VFTS) ha usato il Very Large Telescope dell’ESO per osservare quasi 1.000 stelle massicce in quella regione concludendo che ce n’è una quantità molto maggiore di quanto previsto dai modelli con varie importanti implicazioni a livello astronomico.
L’indagine VFTS utilizza lo spettroscopio FLAMES (Fibre Large Array Multi Element Spectrograph) montato sul telescopio VLT per studiare la Nebulosa Tarantola, conosciuta anche come 30 Doradus o con le sigle NGC 2070 e C 103. È una regione starburst, cioè caratterizzata da una straordinaria formazione stellare. Si tratta della più grande regione di quel tipo nell’insieme di galassie di cui fa parte la Via Lattea perciò è oggetto di particolari attenzioni.
Lo scopo dell’indagine non è solo fare un censimento delle giovani stelle nella Nebulosa Tarantola ma anche capire meglio le influenze di quelle più massicce sull’area circostante. Queste stelle emettono enormi quantità di radiazioni anche nelle frequenze degli ultravioletti e intensi venti stellari che possono avere effetti nella regione.
Queste stelle massicce consumano molto velocemente il loro idrogeno esplodendo poi in supernove dopo pochi milioni di anni, generando ulteriori effetti a breve ma anche a lungo termine perché generano elementi chimici pesanti. La loro breve vita rende più difficile il loro studio rispetto alle stelle più piccole, che consumano il loro idrogeno lentamente perciò vivono molto a lungo ed esistono in grande abbondanza.
Per questi motivi, la Nebulosa Tarantola è un ottimo oggetto di studi di regioni starburst e ci dà un’idea di cosa possa succede in galassie lontane e quindi molto più difficili da osservare nei dettagli. Nel corso dell’indagine VFTS, i ricercatori hanno studiato le caratteristiche (temperatura, luminosità e altre ancora) di 452 stelle massicce tra le quasi 1.000 osservate. Molte di queste stelle sono davvero massicce superando le 15 masse solari.
I risultati di questo studio mostrano che ci sono più stelle con massa superiore alle 30 masse solari di quanto previsto dai modelli di formazione stellare. Ciò significa che nella Nebulosa Tarantola ci sono più radiazioni del normale e che ci saranno più supernove del normale che lasceranno più stelle di neutroni e soprattutto buchi neri.
L’area della Nebulosa Tarantola è relativamente piccola in termini astronomici, con dimensioni di poche centinaia di anni luce. La conseguenza è che fra qualche milione di anni aumenteranno anche le probabilità che avvengano fusioni tra le nuove stelle di neutroni e buchi neri.
Lo studio della Nebulosa Tarantola indica che quelle stelle massicce si sono formate in un periodo relativamente breve, pochi milioni di anni. Capire cosa sia successo fornirebbe nuove informazioni sui meccanismi che innescano un’intensa formazione stellare in certe aree dello spazio.
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