Un articolo pubblicato sulla rivista “Physical Review Letters” riporta il passaggio della Parker Solar Probe della NASA attraverso l’atmosfera del Sole, sotto quella che viene chiamata superficie critica di Alfvén. La NASA ha annunciato questo successo, il primo per un veicolo artificiale, al meeting annuale della “American Geophysical Union”. Si tratta di una pietra miliare non solo per la missione di questa sonda spaziale ma per lo studio del Sole in generale. In particolare, la Parker Solar Probe è passata attraverso quella che è conosciuta come corona, la parte superiore dell’atmosfera, raccogliendone campioni e misurando i campi magnetici. Le informazioni raccolte direttamente dal plasma solare aiuterà a capire meglio i processi in atto nella stella che, tra le altre cose, supporta la vita sulla Terra e influenza l’ambiente sulla Terra e sugli altri oggetti del sistema solare.
Nonostante le vastissime osservazioni del Sole con telescopi e sonde spaziali, ci sono ancora vari processi tutt’altro che chiari in atto al suo interno. La missione della Parker Solar Probe, lanciata il 12 agosto 2018, ha proprio lo scopo di fornire risposte grazie a una navicella in grado di passare attraverso l’atmosfera solare.
Il 28 aprile 2021 per la prima volta una navicella spaziale ha in qualche modo toccato il Sole dopo aver compiuto in precedenza sette passaggi ravvicinati che però non avevano mai superato la superficie critica di Alfvén, il punto in cui gravità e campi magnetici sono troppo deboli per contenere il plasma solare. C’erano stime molto approssimative di dove si trovasse quel punto e la Parker Solar Probe l’ha individuato a circa 13 milioni di chilometri sopra la superficie del Sole.
Una scoperta riguardante la superficie critica di Alfvén è che non è sferica bensì “rugosa”. I dati raccolti suggeriscono che le sue irregolarità siano causate da strutture magnetiche chiamate pseudostreamer, anche se il processo che causa lo spostamento della superficie critica di Alfvén non è chiaro.
Il passaggio della Parker Solar Probe nell’atmosfera solare ha anche permesso di individuare l’origine dei tornanti solari, strutture a zig zag nel vento solare. I dati mostrano un punto in cui un tornante solare ha origine nella superficie visibile del Sole, la fotosfera. Nel 2019, la sonda spaziale aveva già avvistato vari tornanti solari, indicando che essi non sono rari bensì comuni nel vento solare.
Tra gli studi che possono sfruttare al meglio la Parker Solar Probe c’è quello dei pennacchi coronali, considerati le fonti del cosiddetto vento solare lento. Finora erano stati visti solo da lontano ma ora sono stati esaminati da vicino e fotografati. L’immagine (NASA/Johns Hopkins APL/Naval Research Laboratory) mostra varie viste di pennacchi coronali: sono le strutture che si stanno spostando verso l’alto nella fila in alto e sono angolate verso il basso nella fila in basso.
Questi sono alcuni dei risultati ottenuti dalla Parker Solar Probe e ora sarà possibile costruire su di essi dato che gli scienziati sapranno dove cercare ulteriori informazioni sui fenomeni solari. I dati ottenuti e quelli che arriveranno in futuro aiuteranno a migliorare i modelli del meteo solare. Tra le altre cose, aiuteranno a capire processi che possono influenzare anche la Terra come i brillamenti che, nei casi più gravi, potrebbero causare molti danni a satelliti e perfino ad apparecchiature sulla superficie.