Cinque articoli pubblicati sulla rivista “Nature Communications” (disponibili qui: sono quelli pubblicati il 30 luglio 2024 tra quelli sull’argomento) riportano diverse analisi dei dati raccolti dalla navicella spaziale DART della NASA e dal nanosatellite LICIACube dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) che la accompagnava nella sua missione terminata con la collisione con Dimorphos, un piccolo asteroide satellite di Didymos, avvenuta il 26 settembre 2022. Vari team di ricercatori con membri in comune, inclusi alcuni dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), hanno offerto possibili ricostruzioni dei processi che hanno portato alla formazione della coppia di asteroidi e delle loro caratteristiche. Sono studi legati anche alla difesa della Terra dall’impatto di asteroidi.
L’immagine (NASA/Johns Hopkins Apl) mostra un’immagine dell’asteroide Dimorphos (a) con un’area ingrandita (b) che è stata analizzata in uno degli articoli e una mappatura delle fratture dei massi (c).
La navicella spaziale DART ha catturato immagini dei due asteroidi ma soprattutto di Dimorphos nel corso del suo avvicinamento, culminato con lo schianto. Fino alla fine, ha invito queste immagini e il nanosatellite LICIACube, che si era separato da DART, ha inviato altre immagini che hanno integrato quelle della navicella della NASA.
La missione DART aveva lo scopo di raccogliere informazioni sulle possibilità di deviare la traiettoria di un asteroide potenzialmente pericoloso per la Terra. Le conseguenze dell’impatto di DART costituiscono l’interesse primario ma è fondamentale conoscere le caratteristiche di un asteroide per poterne alterare l’orbita.
Nel caso di Didymos e Dimorphos, è cruciale tener presente che sono fatti di detriti e non di una roccia compatta. Diverse collisioni tra asteroidi possono generare diverse nubi di detriti e ciò significa che possono esistere varie “generazioni” di asteroidi che si sono formati in questo modo in tempi separati.
Studi precedenti avevano mostrato che la luce solare può far ruotare un asteroide. Se è fatto come Didymos, quando comincia a ruotare come una trottola, si deforma gonfiandosi nel mezzo e perdendo pezzi. Lentamente, i vari pezzi di Didymos hanno creato un anello attorno a esso che hanno finito per unirsi nella sua luna Dimorphos. Questi due asteroidi hanno una quantità di massi grandi superiore rispetto ad altri asteroidi visitati da missioni spaziali e ciò potrebbe essere una caratteristica di sistemi di asteroidi binari.
Un altro risultato delle analisi indica che asteroidi come Didymos e Dimorphos sono soggetti a fratture a causa del ciclo giorno/notte che può provocare stress termico anche senza la presenza di acqua che si fonda e si congeli. Ciò è fondamentale pensando a una missione che generi un impatto su un asteroide di questo tipo perché inflluirebbe sulle conseguenze. Da questo punto di vista, i ricercatori si sarebbero aspettati di trovare vicino a Didymos e Dimorphos polvere prodotta da quel processo. La sua assenza potrebbe essere dovuta alla giovane età di questa coppia e ciò potrebbe significare che solo le prime fratture si sono formate.
Molti dettagli stanno emergendo dall’analisi dei dati raccolti nel corso della missione DART. In una collaborazione internazionale tra diverse agenzie spaziali che stanno lavorando per pianificare la difesa della Terra da un potenziale impatto di un asteroide, l’ESA sta sviluppando la missione Hera: nell’ottobre, è previsto il lancio di una sonda spaziale verso l’area di Didymos e Dimorphos, dove dovrebbe arrivare verso la fine del 2026. Lo scopo è di esaminare in modo ravvicinato e quindi dettagliato le conseguenze dell’impatto della navicella DART. Ciò offrirà nuove informazioni utili per pianificare una missione in grado di deviare la traiettoria di un asteroide realmente pericoloso.