Massimo Luciani

L'ammasso della Chioma (Immagine CTIO/NOIRLab/DOE/NSF/AURA. Elaborazione: D. de Martin & M. Zamani (NSF NOIRLab)

Un’immagine catturata dalla Dark Energy Camera (DECam) ritrae l’ammasso della Chioma, conosciuto anche come Abell 1656, così chiamato perché fa parte della costellazione della Chioma di Berenice. La DECam è stata progettata per condurre una lunga indagine sull’energia oscura ma è utile anche per altri tipi di studi astronomici. L’ammasso della Chioma è legato allo studio della materia oscura dato che l’incoerenza tra la stima della sua massa globale e la misurazione dei suoi effetti gravitazionali stimolarono le ricerche che portarono agli odierni modelli sulla materia oscura.

Uno spaccato dell'interno di Marte sotto il lander InSight della NASA con lo strato superiore della crosta secco e la crosta media saturata d'acqua

Un articolo pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS)” riporta i risultati di un’analisi dei dati sismici rilevati sul pianeta Marte dal lander InSight della NASA che conclude che la crosta media marziana potrebbe essere piena d’acqua liquida che satura uno strato di roccia ignea. Vashan Wright e Matthias Morzfeld della Scripps Institution of Oceanography e Michael Manga dell’Università di Berkeley hanno utilizzato modelli simili a quelli impiegati per mappare faglie acquifere e pozzi di petrolio per cercare di capire la composizione di strati profondi del sottosuolo marziano.

La miglior spiegazione ai dati raccolti dalla missione InSight è che tra 11,5 e 20 chilometri di profondità vi sia uno strato di roccia ignea saturata da acqua liquida. La profondità rende impossibile arrivarci ma se tutta la crosta media marziana fosse fatta così, ci sarebbe una quantità di acqua tale che sulla superficie formerebbe un oceano profondo tra uno e due chilometri.

La regione di Caralis Chaos su Marte

Un’immagine catturata dalla macchina fotografica High Resolution Stereo Camera (HRSC) della sonda spaziale Mars Express dell’ESA mostra la regione del pianeta Marte chiamata Caralis Chaos. A una prima occhiata, può sembrare l’ennesima area marziana costellata di crateri e rilievi scavati dai venti ma quando il pianeta rosso era giovane ospitava il Lago Eridania, più grande di tutti i laghi terrestri. Occupava un’area di oltre un milione di chilometri quadrati che includono Atlantis Chaos, un’area vicina a Caralis Chaos. Pian piano, quel lago si prosciugò in seguito al progressivo collasso ambientale che trasformò un pianeta simile alla Terra in quello attuale.

Illustrazione artistica di una magnetar circondata da una bolla di plasma (Immagine S. Dagnello, NSF/AUI/NRAO)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta i risultati di uno studio su alcuni lampi radio veloci legati a emissioni persistenti che associa quella lunga durata a una bolla di plasma che generata quella radiazione. Un team di ricercatori guidati dall’INAF (Istituto nazionale di astrofisica) che ha coinvolto diverse università italiane ha registrato e studiato il lampo radio veloce con l’emissione persistente più debole rilevata finora, catalogato come FRB20201124A, e altri due eventi analoghi con il radiotelescopio VLA raccogliendo dati che offrono prove della presenza della bolla di plasma all’origine delle emissioni radio.

Il cargo spaziale Cygnus catturato dal braccio robotico Canadarm2 nella missione NG-21 (Immagine NASA TV)

La navicella spaziale Cygnus di Northrop Grumman, partita domenica 4 agosto, ha appena raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale ed è stata catturata dal braccio robotico Canadarm2. L’astronauta Matthew Dominick, assistito dalla collega Jeanette Epps, inizierà fra poco la lenta manovra per spostare la Cygnus fino a farla attraccare al modulo Unity della Stazione dopo circa due ore.

Il cargo spaziale Cygnus è arrivato all’orario previsto nonostante alcuni problemi con un’accensione dei propulsori che doveva avvenire circa 45 minuti dopo la separazione dall’ultimo stadio del razzo Falcon 9 di SpaceX. Le prime informazioni indicano che il computer di bordo aveva cancellato l’accensione a causa di una bassa pressione all’interno dei sistemi di propulsione. Gli ingegneri di Northrop Grumman sono riusciti a compensare il problema con un nuovo piano di accensioni dopo aver esaminato i dati della pressione e aver stabilito che era comunque accettabile per il funzionamento dei propulsori.