Massimo Luciani

In rosso l'orbita originale in cui erano finiti i due satelliti Galileo, in blu la loro orbita dopo le manovre correttive e in verde l'orbita degli altri quattro satelliti Galileo lanciati in precedenza (Immagine ESA)

Il secondo dei due satelliti della costellazione Galileo lanciati nell’orbita sbagliata il 22 agosto 2014 è stato recuperato. A metà gennaio è stata iniziata una serie di 14 manovre che hanno modificato la sua orbita fino a renderla uguale a quella del suo “gemello” dopo circa sei settimane. Ora questi due satelliti hanno un’orbita speculare, sui lati opposti del pianeta.

Concetto artistico che mostra il rimorchiatore spaziale Jupiter assieme al modulo cargo Exoliner e il braccio robotico di servizio vicino alla Stazione Spaziale Internazionale (Immagine cortesia Lockheed Martin. Tutti i diritti riservati)

Lockheed Martin ha annunciato il progetto della propria navicella spaziale privata che sarà tra i contendenti per ottenere il prossimo contratto di trasporto di carichi verso la Stazione Spaziale Internazionale per conto della NASA chiamato Commercial Resupply Services-2 (CRS-2). L’azienda propone una soluzione più sofisticata rispetto alle concorrenti perché non si tratta semplicemente di un cargo spaziale bensì di una combinazione di un rimorchiatore spaziale, chiamato Jupiter, riutilizzabile e di un modulo cargo chiamato Exoliner.

Le aurore su Ganimede, colorate in blu, viste dal telescopio spaziale Hubble sovraimpresse su un'immagine della luna di Giove scattata dalla sonda spaziale Galileo (Immagine NASA/ESA)

Il telescopio spaziale Hubble è stato utilizzato per studiare Ganimede, la più grande tra le lune di Giove, e in particolare le sue aurore. Analizzando le loro caratteristiche è stato possibile ottenere i maggiori indizi trovati finora dell’esistenza di un oceano di acqua salata liquida nel sottosuolo di Ganimede. Quest’oceano potrebbe contenere più acqua di quella esistente sulla superficie della Terra.

Uno spaccato di Encelado che illustra in maniera artistica le attività idrotermali del sottosuolo (Immagine NASA/JPL)

Un articolo appena pubblicato sulla rivista “Nature” illustra una ricerca basata sulle rilevazioni effettuate dalla sonda spaziale Cassini della NASA. Tra le tante informazioni fornite da quella missione c’è anche la prova che su Encelado, una delle lune di Saturno, ci sono segni della presenza di sorgenti idrotermali. Ciò significa che ci sono acque riscaldate da energia geotermica analoghe a quelle esistenti sulla Terra, dove abbonda la presenza di vari microrganismi, in particolare quelli conosciuti come estremofili.

Il razzo vettore Atlas V 421 al decollo con le sonde spaziali MMS (Foto NASA)

Poche ore fa le 4 sonde spaziali MMS (Magnetospheric Multiscale Mission) sono state lanciate su un razzo vettore Atlas V 421 da Cape Canaveral. Dopo quasi due ore le navicelle hanno cominciato a separarsi dall’ultimo stadio del razzo, una alla volta a intervalli di circa cinque minuti. È solo l’inizio di una complessa fase di test, di dispiegamento delle aste con i sensori e di posizionamento delle sonde in una configurazione a tetraedro che durerà oltre cinque mesi.

La missione MMS è davvero ambiziosa perché è basata sul lavoro di una costellazione di 4 sonde spaziali identiche che dovranno operare assieme in una formazione a tetraedro per poter effettuare rilevazioni tridimensionali. Lo scopo è quello di studiare la magnetosfera terrestre in un modo più sofisticato di quelli tentati in precedenza.

In particolare, le sonde spaziali studieranno il fenomeno della riconnessione magnetica. Si tratta di un processo in plasma altamente conduttivo in cui la topologia magnetica viene riordinata e l’energia magnetica viene convertita in energia cinetica e termica e nell’accelerazione di particelle.