ESO

Immagine della Nebulosa Medusa ottenuta usando il telescopio VLT (Immagine ESO)

L’immagine più dettagliata mai ottenuta della Nebulosa Medusa è stata catturata usando il telescopio VLT (Very Large Telescope) dell’ESO in Cile. Essa rivela in maniera molto migliore i filamenti di gas incandescente che la compongono. Si tratta dei filamenti serpentini che hanno dato origine al nomignolo Medusa con cui è comunemente conosciuta ispirandosi al mito della creatura con serpenti al posto dei capelli. Questa nebulosa mostra ciò che potrebbe accadere al Sole fra alcuni miliardi di anni.

Immagine del sistema HL Tauri scattata dal telescopio ALMA (Immagine ALMA (ESO/NAOJ/NRAO))

Lo scorso ottobre era stata pubblicata un’immagine del sistema di HL Tauri catturata dal telescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) dell’ESO. Essa mostrava un disco di polvere che si sta pian piano condensando ed era una delle immagini più nitide mai realizzate a lunghezze d’onda sumbillimetriche. Secondo molti scienziati ci sono pianeti che si stanno formando in quel sistema ma altri erano scettici e ciò aveva creato un dibattito. Ora un team di astrofisici dell’Università di Toronto guidato da Daniel Tamayo ha portato nuove prove che ci sono davvero pianeti in fase di formazione, pubblicate in un articolo sulla rivista “Astrophysical Journal”.

Il cielo attorno alla stella 51 Pegasi (Immagine ESO/Digitized Sky Survey 2)

Un team di astronomi ha usato lo strumento HARPS (High Accuracy Radial velocity Planet Searcher) dell’osservatorio di La Silla in Cile dell’ESO per rilevare per la prima volta in maniera diretta lo spettro di luce visibile proveniente da un esopianeta. Si tratta di 51 Pegasi b, già ben conosciuto dagli astronomi perché è stato il primo esopianeta scoperto tra quelli orbitanti attorno a una stella nella sequenza principale.

Concetto artistico del disco protoplanetario attorno alla stella MWC 480. Nelle sue regioni esterne è stata rilevata la presenza di cianuro di metile e acido cianidrico (Immagine B. Saxton (NRAO/AUI/NSF))

Da molti anni gli scienziati sanno che nello spazio si possono formare molecole complesse, comprese alcune importanti nella nascita di forme di vita. Questo mese, sono state pubblicate due ricerche che dimostrano la presenza di varie molecole di questo tipo in un sistema solare neonato e perfino in nuvole protostellari in cui stelle simili al Sole si formano assieme ai loro pianeti.

Il cielo attorno alla stella doppia V471 Tauri, visibile con bassa luminosità al centro dell'immagine (Immagine ESO/Digitized Sky Survey 2)

SPHERE (Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet REsearch) è uno strumento costruito soprattutto per fotografare direttamente esopianeti ma il primo articolo scientifico basato sulle sue osservazioni riguarda il sistema binario V471 Tauri. Un gruppo di astronomi guidato da Adam Hardy ha effettuato questa ricerca, pubblicata sulla rivista “Astrophysical Journal Letters”, spiegando perché ha riservato una sorpresa.

Gli astronomi si aspettavano che ci fosse una nana bruna orbitante attorno a questa stella doppia ma SPHERE non ha trovato nulla. Si tratta di un risultato sorprendente perché la presenza di una nana bruna era di gran lunga la spiegazione più plausibile per lo strano comportamento di V471 Tauri.