October 2015

Schema dell'espulsione coronale. A sinistra, la corona si raccoglie verso l’interno, al centro diventa luminosa e a destra prima di essere espulsa dal buco nero (Immagine NASA/JPL-Caltech)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” descrive l’osservazione dettagliata di un’enorme eruzione di raggi X da parte di un buco nero supermassiccio conosciuto come Markarian 335 o Mrk 335. I telescopi spaziali Swift e NuSTAR sono stati usati per esaminare questo fenomeno di proporzioni gigantesche concludendo che è stato originato da un’espulsione coronale.

Rappresentazione artistica della sonda spaziale Voyager 1 nello spazio profondo (Immagine NASA/JPL-Caltech)

Un articolo pubblicato su “Astrophysical Journal Letters” descrive una nuova analisi dei dati raccolti dalla sonda spaziale Voyager 1 della NASA per capire perché certe rilevazioni fossero anomale. La Voyager 1 è entrata nello spazio interstellare nel 2012 ma i dati poco chiari avevano sollevato discussioni. Dopo circa un anno, la NASA aveva confermato l’evento ma certe caratteristiche inattese dell’area di confine del sistema solare richiedevano altri studi.

La cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko il 18 ottobre 2015 (Foto ESA/Rosetta/NavCam)

Un articolo appena pubblicato sulla rivista “Nature” descrive la scoperta di molecole di ossigeno nella chioma della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Si tratta di una scoperta sorprendente e non a caso è la prima volta che questa presenza viene rilevata in una cometa perché l’ossigeno molecolare è molto reattivo perciò tende a combinarsi ad esempio con l’idrogeno per formare acqua. Si tratta di ossigeno “sopravvissuto” fin dai tempi della formazione del sistema solare.

Rappresentazione artistica di una gigante rossa con un campo magnetico interno (Immagine cortesia Rafael A. García (SAp CEA), Kyle Augustson (HAO), Jim Fuller (Caltech) & Gabriel Pérez (SMM, IAC), Photograph from AIA/SDO)

Un articolo pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista “Science” descrive una ricerca che ha usato la tecnica dell’astrosismologia per stimare l’intensità dei campi magnetici nelle vicinanze dei nuclei di alcune giganti rosse. Ciò ha permesso di stabilire che la loro intensità può essere anche 10 milioni di volte superiore al campo magnetico della Terra. È la prima volta che gli scienziati sono riusciti a indagare all’interno di questo tipo di stella.

La cometa Lovejoy o C/2014 Q2 fotografata il 12 febbraio 2015 (Foto cortesia Fabrice Noel)

Un articolo appena pubblicato sulla rivista “Science Advances” descrive una ricerca sulla cometa Lovejoy, catalogata come C/2014 Q2. Un team di di ricercatori guidato da Nicolas Biver dell’Observatoire de Meudon, in Francia, ha analizzato i composti emessi assieme all’acqua quando la cometa è passata vicino al sole, il 30 gennaio 2015, e ha scoperto 21 diverse molecole organiche tra cui alcol etilico e glicolaldeide, uno zucchero semplice.