
Un articolo pubblicato sulla rivista “Astrophysical Journal” descrive la scoperta delle più antiche galassie giganti effettuata grazie al telescopio VISTA (Visible and Infrared Survey Telescope for Astronomy) dell’ESO. Un team di astronomi guidato da Karina Caputi del Kapteyn Astronomical Institute all’Università di Groninga, in Olanda, ha individuato galassie che esistevano già quando l’universo aveva tra 750 milioni e 2,1 miliardi di anni. Questo risultato è sorprendente perché la nascita di galassie così massicce non era prevista così presto.
Gli astronomi hanno utilizzato immagini dell’indagine UltraVISTA, uno dei progetti che dal dicembre 2009 e per cinque anni ha utilizzato il telescopio VISTA per esaminare il cielo nell’infrarosso vicino. Questi dati sono stati combinati con altri raccolti dal telescopio spaziale Spitzer della NASA, che esamina lo spazio nell’infrarosso medio. Questo tipo di osservazioni permette di individuare oggetti che sono oscurati da polvere e sono molto distanti.
Il risultato è stata la scoperta di 574 galassie massicce con masse di oltre 50 miliardi quella del Sole che costituiscono circa metà del numero presente quando l’universo aveva tra 1,1 e 1,5 miliardi di anni. Ciò contraddice i modelli attuali di formazione delle galassie, che prevedono la formazione iniziale di piccole galassie e solo successivamente di quelle più grandi, attraverso fusioni di galassie.
Secondo le analisi effettuate sui dati raccolti, queste galassie massicce si sono formate circa un miliardo di anni dopo il Big Bang. Non solo esse si sono formate prima del previsto ma sono anche più numerose di quanto gli scienziati pensassero. I telescopi disponibili oggi e la combinazione dei dati raccolti da più telescopi permettono di scoprire oggetti che una volta erano invisibili. Ciò porta a sorprese e di conseguenza a nuovi e migliori modelli cosmologici.
Un problema emerso durante questa ricerca è che queste galassie massicce sembrano contenere molta polvere. La conseguenza è che probabilmente ce n’erano altre che hanno emesso una luce talmente fioca che neppure le osservazioni dell’indagine UltraVISTA ha potuto rilevare.
Questa ricerca apre la via a nuovi studi per raccogliere nuovi dati sulle galassie primordiali e adeguare i modelli della loro formazione. L’ESO ha già annunciato che il radiotelescopio ALMA verrà usato per cercare altre galassie ricche di polvere. Se verranno trovate, potranno diventare l’oggetto di studio del telescopio E-ELT, la cui costruzione è cominciata nel 2014.
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