June 2016

Concetto artistico della Terra primordiale (Immagine cortesia Simone Marchi (SwRI). Tutti i diritti riservati)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Earth and Planetary Science Letters” descrive una ricerca sul possibile collegamento tra il bombardamento primordiale di meteoriti sulla Terra e la nascita di forme di vita. Secondo un team di ricercatori diretto da Simone Marchi del Southwest Research Institute di Boulder, nel Colorado, negli USA, i meteoriti che hanno colpito la Terra nel corso del suo primo miliardo di anni di vita hanno generato un effetto serra sufficiente a mantenere l’acqua allo stato liquido, permettendo la nascita della vita.

Il Mars Rover Curiosity nell'area dov'è situata la roccia BuckSkin (Foto NASA/JPL-Caltech/MSSS)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences” (PNAS) descrive la scoperta inaspettata di un minerale chiamato tridimite da parte del Mars Rover Curiosity nel cratere Gale di Marte. L’analisi di un campione estratto da una roccia chiamata BuckSkin ha evidenziato la presenza di tridimite, che sulla Terra si forma in seguito ad un’attività vulcanica molto più intensa di quella ritenuta presente nel passato di Marte.

Rappresentazione artistica di stelle che orbitano attorno al buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea (Immagine ESO/L. Calçada)

L’ESO ha comunicato il successo della prima osservazione effettuata utilizzando il nuovo strumento GRAVITY montato sul VLT (Very Large Telescope). Esso è operativo su tutti i quattro telescopi UT da 8,2 metri del VLT e i test di osservazione di una regione vicina al centro della Via Lattea mostrano che sta funzionando in maniera eccellente per fornire osservazioni di elevata qualità.

Faglie sulla superficie di Plutone (Immagine NASA/JHUAPL/SwRI)

Un articolo in fase di pubblicazione sulla rivista “Geophysical Research Letters” rilancia la teoria dell’esistenza di un oceano sotterraneo di acqua liquida su Plutone. Un’analisi di dati raccolti dalla sonda spaziale New Horizons della NASA durante il passaggio ravvicinato del 14 luglio 2015 effettuata da Noah Hammond, graduate student alla Brown University di Providence, nel Rhode Island, negli USA, offre qualche indizio a supporto di questa sorprendente possibilità.

Gli ioni (in blu) vengono attirati dagli elettroni (in rosso) e spinti fuori dall'atmosfera (Immagine ESA–C. Carreau)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Geophysical Research Letters” descrive la scoperta di un vento elettrico su Venere che accelera gli atomi ionizzati dell’idrogeno e dell’ossigeno che compongono le molecole d’acqua a una velocità tale che si disperdono nello spazio. Un team di scienziati guidato da Glyn Collinson, scienziato del Goddard Space Flight Center della NASA, ha analizzato i dati dello strumento ASPERA-4 della sonda spaziale Venus Express dell’ESA per scoprire questo vento generato dal campo elettrico di Venere.