
Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Communications” descrive una ricerca sui crateri scoperti sulla superficie del pianeta nano Cerere dalla sonda spaziale Dawn della NASA. Un team di scienziati guidato da Simone Marchi del Southwest Research Institute di Boulder (e associato INAF) sostiene che i crateri di grandi dimensioni siano in quantità inferiore al previsto e che il motivo sia che sono stati cancellati.
I ricercatori hanno confrontato i grandi crateri osservati dalla sonda spaziale Dawn con quelli previsti da modelli teorici sulle collisioni. Su Cerere ci sono solo 16 crateri con diametro maggiore di 100 chilometri e nessuno con un diametro maggiore di 280 chilometri. Secondo i modelli teorici dovrebbero essercene tra i 10 e i 15 con un diametro maggiore di 400 chilometri e almeno altri 40 con un diametro maggiore di 100 chilometri. I conti non tornano.
La quantità ma anche la distribuzione dei crateri su un corpo celeste sono utili agli scienziati per ricostruire la loro storia. Nel caso del pianeta nano Cerere, si stima che si sia formato circa 4,55 miliardi di anni fa, quando il sistema solare era appena nato. In quel periodo e per molti milioni di anni ancora l’enorme quantità di asteroidi portò a innumerevoli collisioni e in certi casi si trattava di asteroidi molto grande o addirittura di protopianeti.
Su Cerere sono stati osservati moltissimi crateri piccoli ma quelli grandi sono davvero pochi, anche considerando la sua posizione all’interno della fascia di asteroidi tra Marte e Giove. Possiamo anche fare un confronto con l’asteroide gigante Vesta, il secondo corpo celeste per dimensione di quella fascia, perché era stato visitato dalla sonda spaziale Dawn prima di raggiungere Cerere. Ebbene, Vesta è coperto da crateri enormi e il più grande copre quasi interamente uno dei suoi emisferi.
Secondo una teoria, in realtà Cerere si è formato in un’area più esterna del sistema solare, forse vicino a Nettuno, e successivamente è stato spinto verso l’interno dalla gravità di uno dei pianeti più grandi. Anche in quel caso però i ricercatori si aspetterebbero che sulla sua superficie ci fosse una notevole quantità di grandi crateri.
Secondo i ricercatori, la spiegazione è che molti grandi crateri erano presenti in passato ma col passare del tempo sono stati cancellati. Un indizio è dato da alcune tracce ormai tenui, nascoste sotto la superficie di Cerere, di tre bacini chiamati planitiae molto grandi che potrebbero essere antichi crateri quasi del tutto scomparsi. Anche in queste planitiae ci sono piccoli crateri ma le grandi depressioni potrebbero essere ciò che rimane di grossi impatti.
Una delle cause della sparizione dei crateri potrebbe essere la possibile presenza di ghiaccio o di altri materiali a bassa viscosità nel sottosuolo di Cerere. Un’altra possibilità è nella presenza di criovulcani la cui attività ha riempito i crateri. Tuttavia, questi non sono processi molto efficienti per eliminare le tracce di crateri molto grandi.
Una possibilità interessante è collegata a un’altra ricerca recentemente pubblicata riguardante la possibile presenza nel passato di acqua liquida nel sottosuolo di Cerere. Le antiche attività idrotermali potrebbero essere collegate a processi geologici che hanno rinnovato la superficie del pianeta nano nel corso del tempo, cancellando i crateri.
In ogni caso, si tratta di nuove indicazioni sul fatto che almeno in passato su Cerere c’era un’attività geologica significativa. È il motivo per cui le ricerche sui processi avvenuti o ancora in atto sul pianeta nano continuano a essere effettuate esaminando i dati che la sonda spaziale Dawn ha inviato e sta inviando.
