Formazione stellare osservata in antiche galassie

Alcune delle galassie esaminate (Immagine K. Trisupatsilp, NRAO/AUI/NSF, NASA)
Alcune delle galassie esaminate (Immagine K. Trisupatsilp, NRAO/AUI/NSF, NASA)

Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal” descrive le osservazioni dei luoghi di nascita della maggior parte delle stelle odierne. Un team di astronomi guidato da Wiphu Rujopakam della University of Tokyo e della Chulalongkorn University di Bangkok ha utilizzato i radiotelescopi VLA e ALMA per studiare galassie talmente distanti che le vediamo com’erano circa 10 miliardi di anni fa, quando nell’universo ci fu il periodo di picco della formazione stellare.

Gli astronomi sapevano già che in quell’epoca le galassie erano molto prolifiche, il problema era riuscire a studiarle. Per vedere così indietro nel tempo bisogna trovare galassie lontane tra i 9 e gli 11 miliardi di anni luce ma anche riuscire a esaminare come sono al loro interno. In quel periodo però esse erano giovani e composte da una quantità enorme di polvere che schermava la luce alle frequenze visibili. Le onde radio invece passano attraverso la polvere perciò è possibile rilevarle con i radiotelescopi, sfruttandoli al massimo delle loro possibilità.

Già qualche mese fa erano stati pubblicati vari articoli sull’uso in particolare del radiotelescopio ALMA, inaugurato nel marzo 2013, per esplorare il cosiddetto campo profondo di Hubble e anche il campo ultra-profondo, dove sono state trovate galassie molto lontane. In questa nuova ricerca, gli astronomi hanno combinato le possibilità di ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), nel deserto del Cile, con quelle del radiotelescopio VLA (Very Large Array), nel New Mexico, per riuscire a rilevare la formazione stellare all’interno di quelle galassie così lontane.

Le osservazioni sono state le più sensibili mai effettuate con il VLA, necessarie per captare segnali provenienti da così lontano. Preshanth Jagannathan del NRAO (National Radio Astronomy Observatory), uno degli autori della ricerca, ha paragonato l’intensità di quei segnali a quelli di un cellulare che chiamasse da una distanza doppia di quella di Plutone.

Nonostante le difficoltà, i ricercatori hanno raccolto informazioni interessanti che hanno permesso loro di capire meglio i meccanismi che in quell’epoca remota portarono a una prolificità tale da determinare la nascita della maggior parte delle stelle esistenti oggi nell’universo. Essi hanno scoperto che quella notevole formazione stellare nelle galassie osservate è avvenuta dappertutto mentre nelle galassie giovani in cui i livelli di formazione stellare sono simili questo fenomeno avviene in regioni molto più piccole.

In particolare, è stato il VLA a mostrare dove stava avvenendo la formazione stellare mentre ALMA ha rivelato la presenza di gas freddo che costituisce il combustibile per la formazione stellare. La combinazione tra questi due radiotelescopi ha permesso di fare un passo avanti nella comprensione di come è cambiata la nascita delle stelle nel corso del tempo.

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