L’osservatorio SOFIA scopre il vero aspetto del pianeta nano Cerere

Sezione di Cerere con i materiali presenti (Immagine Pierre Vernazza, LAM–CNRS/AMU)
Sezione di Cerere con i materiali presenti (Immagine Pierre Vernazza, LAM–CNRS/AMU)

Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astronomical Journal” descrive una ricerca riguardante la superficie del pianeta nano Cerere. Usando osservazioni agli infrarossi effettuate con l’osservatorio SOFIA un team di scienziati del Laboratoire d’Astrophysique de Marseille, del SETI e del JPL della NASA ha individuato la presenza di pirosseno, argilla e carbonati che finora hanno ingannato i ricercatori, che pensavano che la superficie fosse ricca di composti di carbonio.

Siamo ormai abituati a leggere i risultati di ricerche sul pianeta nano Cerere basate sui dati della sonda spaziale Dawn della NASA ma occasionalmente alcune vengono condotte con qualche telescopio. In questo caso, si tratta di quello agli infrarossi dell’osservatorio volante SOFIA (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy), un progetto della NASA e della DLR, l’agenzia spaziale tedesca, che usa un Boeing 747SP modificato per permettere l’uso di un telescopio di 2,5 metri di diametro.

Cerere è stato classificato come pianeta nano dopo la creazione di questa categoria di oggetti ma è rimasto classificato come asteroide di Classe C per quella che sembrava essere la sua composizione. Questa classe di asteroidi è la più comune e include quelli carbonacei, che sono ricchi di composti di carbonio. L’osservatorio SOFIA ha permesso di effettuare osservazioni nel medio infrarosso, il che significa a frequenze elettromagnetiche che sono in grado di identificare la composizione del sottosuolo di Cerere nonostante quelle che sembrano forti contaminazioni di materiali proveniente da altrove.

I risultati delle osservazioni effettuati con l’osservatorio SOFIA mostrano una situazione diversa da quella che sembrava appurata. Essi indicano che Cerere, il corpo celeste più grande della fascia di asteroidi tra Marte e Giove, è ben diverso dai suoi vicini e ciò porta a ripensare al rapporto che c’è tra di essi. In particolare, le osservazioni mostrano uno strato molto fine di pirosseno, un silicato secco (per questo indicato come anhydrous pyroxene in inglese nell’immagine), che si aggiunge alla presenza già nota di polveri argillose (hydrous dust in inglese), carbonati (carbonates in inglese) e ghiaccio d’acqua (water ice in inglese).

Secondo i ricercatori, il pirosseno arriva da particelle di polvere interplanetaria, un’importante fonte di materiali che si sono accumulati sulla superficie di altri asteroidi. Esse possono essere arrivate anche su Cerere facendogli assumere un aspetto simile a quello degli asteroidi di Classe C.

L’influenza di materiali alieni sull’aspetto di un corpo celeste è un fenomeno già conosciuto, ad esempio nei materiali rossastri trovati su Caronte, la principale luna di Plutone. Anche le due facce di Giapeto, una delle lune di Saturno, sono una conseguenza di questo tipo di fenomeno.

L’idea che la composizione di Cerere fosse simili a quella degli asteroidi vicini era considerata una prova che si erano formati nella stessa area. Se la composizione è diversa e soprattutto a causa della presenza di materiali argillosi e ammoniaca l’ipotesi che Cerere si sia formato in un’area esterna del sistema solare per poi finire dov’è ora è più plausibile.

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