Un buco nero supermassiccio spinto fuori dal nucleo della sua galassia da onde gravitazionali

Il quasar 3C 186 e la sua galassia (Immagine NASA, ESA, and M. Chiaberge (STScI and JHU))
Il quasar 3C 186 e la sua galassia (Immagine NASA, ESA, and M. Chiaberge (STScI and JHU))

Un articolo in pubblicazione sulla rivista “Astronomy & Astrophysics” descrive la scoperta di un buco nero supermassiccio spinto fuori dal nucleo della propria galassia. Un team di astronomi guidato da Marco Chiaberge dello Space Telescope Science Institute negli USA ha utilizzato il telescopio spaziale Hubble per osservare il quasar 3C 186 in cui avveniva quel fenomeno. Un altro elemento interessante è che il moto del buco nero potrebbe essere stato accelerato da onde gravitazionali.

Il quasar 3C 186 è situato all’interno un ammasso di galassie a circa 8 miliardi di anni luce dalla Terra. I ricercatori l’hanno scoperto mentre stavano conducendo un’indagine riguardante galassie distanti che emettevano enormi quantità di radiazioni in seguito a fusioni galattiche. Hanno però avuto una bella sorpresa quando hanno scoperto un quasar che era chiaramente spostato rispetto al nucleo di una galassia dalla forma normale perché generalmente i buchi neri supermassicci che alimentano i quasar sono al centro delle galassie che li ospitano.

Secondo i calcoli, quel buco nero supermassiccio ha viaggiato per oltre 35.000 anni luce dal centro della sua galassia. Le sorprese non erano finite perché secondo le stime il gas che circonda il buco nero si stava muovendo dal centro galattico a circa 7,5 milioni di km/h. Dato che il gas è bloccato attorno al buco nero, ciò significa che dal nostro punto di vista essi usciranno dalla galassia in circa 20 milioni di anni.

Studiando le immagini catturate dal telescopio spaziale Hubble, i ricercatori hanno notato le tracce di una fusione tra galassie ormai completata e ciò suggerisce che in un lontano passato i due buchi neri supermassicci al centro delle due galassie si siano anch’essi fusi. Tale evento fu il culmine di un avvicinamento con i due buchi neri che spiraleggiavano l’uno attorno all’altro generando onde gravitazionali come illustrato dalla sequenza nell’immagine in basso.

Due buchi neri con massa e velocità di rotazione diverse emettono onde gravitazionali più intense lungo una certa direzione. La conseguenza è che nel momento in cui si scontrano essi smettono di produrre onde gravitazionali e il nuovo buco nero “rincula” nella direzione opposta alle onde gravitazionali più intense.

Un’altra ipotesi è che in realtà il quasar sia in un’altra galassia di quell’ammasso, allineata con quella osservata, dando l’illusione che sia al suo interno. È improbabile perché i ricercatori avrebbero dovuto rilevare tracce di quell’altra galassia anche se è sullo sfondo ma è importante valutare tutte le possibilità.

L’ipotesi che il buco nero supermassiccio sia stato spinto fuori dal nucleo della sua galassia rimane decisamente la più plausibile. In questo caso, riuscire a osservarlo è stato un colpo di fortuna e i ricercatori intendono continuare a studiarlo con il telescopio spaziale Hubble ma anche con altri strumenti come il radiotelescopio ALMA. Osservazioni di emissioni elettromagnetiche a lunghezze d’onda diverse come infrarossi e onde radio può aiutare ad avere un quadro più completo della natura di quest’oggetto.

Sequenza della fusione di buchi ner supermassicci e delle conseguenze (Immagine NASA, ESA, and A. Feild (STScI))
Sequenza della fusione di buchi ner supermassicci e delle conseguenze (Immagine NASA, ESA, and A. Feild (STScI))

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