La supernova SN 2020fqv ha offerto osservazioni senza precedenti della morte di una stella

Le galassie NGC 4567 (in alto) e NGC 4568 (in basso) con supernova SN 2020fqv nel riquadro
Un articolo (link al file in formato PDF) che verrà pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” riporta osservazioni di una supernova che è stata catalogata come SN 2020fqv nella galassia NGC 4568. Un team di ricercatori ha utilizzato il telescopio spaziale Hubble combinando dati raccolti con altri strumenti per studiare questa supernova a partire dai primi momenti dell’esplosione. Informazioni sugli ultimi istanti di vita della stella progenitrice, sui materiali vicinissimi alla supernova espulsi dalla stella nell’ultimo anno di vita e sulla prima fase della supernova potranno aiutare a trovare i segni di altre supernove imminenti.

Distante circa 60 milioni di anni luce dalla Terra, la galassia NGC 4568 forma assieme alla vicina NGC 4567 una coppia di galassie interagenti che si stanno avvicinando. Si tratta della prima fase di una fusione galattica e per la forma combinata la coppia è stata soprannominata “galassie farfalla” o “gemelle siamesi”.

Il 1 aprile 2020 la supernova SN 2020fqv è stata rilevata dall’Osservatorio Palomar di San Diego. In quel periodo, il telescopio spaziale TESS della NASA stava monitorando un settore che comprende la galassia NGC 4568: è un cacciatore di pianeti ma il 1 aprile 2020 anch’esso ha rilevato la supernova.

Sistemi appositi allertano il mondo astronomico in caso di eventi come supernove per permettere che osservazioni vengano condotte il prima possibile con altri strumenti. Nel caso della supernova SN 2020fqv è stato possibile condurre osservazioni anche con il telescopio spaziale Hubble a poche ore di distanza. Si tratta di osservazioni preziose per ottenere dati sulla primissima fase della supernova.

Altri telescopi sono stati usati per osservare la supernova SN 2020fqv e hanno offerto altre informazioni. L’immagine (Ryan Foley (UC Santa Cruz)) mostra le galassie NGC 4567 (in alto) e NGC 4568 (in basso) in una composizione che combina osservazioni del telescopio spaziale Hubble con altre dell’Osservatorio Lick. La supernova SN 2020fqv è visualizzata nel riquadro.

L’indagine ha riguardato anche la stella progenitrice perché è importante capirne le caratteristiche nello studio della supernova. Anche in questo caso sono stati utili i telescopi spaziali Hubble, con immagini d’archivio risalenti anche agli anni ’90, e TESS, con le immagini del settore spaziale che partivano da parecchi giorni prima della supernova per continuare per parecchie settimane.

Tre diversi metodi sono stati impiegati per stimare la massa della stella progenitrice e hanno dato risultati molto simili con una probabile massa tra 14 e 15 volte quella del Sole. Si tratta di un pezzo importante della storia della supernova SN 2020fqv che aiuta a capire i processi che portano alla morte di stelle massicce.

Per la quantità di dati raccolti, SN 2020fqv è stata definita la stele di Rosetta delle supernove da Ryan Foley dell’Università della California a Santa Cruz, che ha guidato il team che ha scoperto questa supernova, e da Samaporn Tinyanont della stessa università, primo autore dell’articolo. In particolare, i due ricercatori hanno citato le osservazioni senza precedenti della regione più vicina alla stella che è esplosa.

La ricostruzione degli eventi a partire dal periodo che ha preceduto la supernova SN 2020fqv potrebbe offrire la possibilità di riconoscere i segni di altre imminenti esplosioni. Una sistema di allerta aiuterebbe a studiare ancor meglio le supernove, eventi catastrofici e allo stesso tempo fondamentali nell’evoluzione di nuovi sistemi stellari dato che generano nuovi elementi più pesanti di idrogeno ed elio, compresi quelli necessari alle forme di vita come quelle terrestri.

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