
Un articolo pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences” riporta la rilevazione di campioni ricchi di carbonio-12, che sulla Terra è associato a processi biologici, nel cratere Gale su Marte da parte del Mars Rover Curiosity della NASA. Un team di ricercatori ha utilizzato lo strumento TLS, parte del mini-laboratorio SAM di Curiosity, per analizzare i campioni anche per quanto riguarda la quantità di isotopi. Il risultato è una presenza in alcuni campioni di carbonio-13 limitata rispetto a quella rilevabile nell’atmosfera e nelle meteoriti marziane. Sulla Terra un risultato del genere indica che il campione è stato prodotto da qualche processo biologico. Tuttavia, i ricercatori hanno offerto anche spiegazioni alternative connesse a processi non biologici.
Sulla Terra, l’analisi degli isotopi di carbonio rappresenta un metodo per cercare tracce di processi biologici perché il carbonio-12 è più leggero e ha legami chimici più deboli del carbonio-13 con la conseguenza che reagisce più rapidamente nei processi biologici. La conseguenza è che i materiali organici tendono a essere ricchi di carbonio-12 e poveri di carbonio-13.
Su Marte la situazione riguardante gli isotopi di carbonio potrebbe essere ben diversa dato che esistono solo ipotesi riguardanti la presenza, oggi o in passato, di forme di vita. Tale situazione va verificata perciò questo studio è basato sull’analisi di 24 campioni raccolti dal Mars Rover Curiosity in varie aree del cratere Gale, dove è arrivato il 6 agosto 2012, come la formazione Stimson mostrata nell’immagine. Alcune ricerche hanno portato le prove che, in tempi molto antichi, quel cratere è passato attraverso periodi in cui era un lago perciò si tratta di un luogo dove ha senso cercare di verificare l’ipotesi della presenza di forme di vita.
Nel corso degli anni, il Mars Rover Curiosity ha esplorato varie aree del cratere Gale prelevando diversi campioni. Lo strumento TLS (Tunable Laser Spectrometer) del mini-laboratorio SAM (Sample Analysis at Mars) è stato utilizzato per analizzare la composizione isotopica del carbonio contenuto in 24 campioni. Il rapporto tra carbonio-12 e carbonio-13 è risultato molto variabile nei diversi campioni e quasi metà di quei campioni ha un contenuto di carbonio-13 più basso di quello che può essere rilevato nell’atmosfera e nelle meteoriti marziane. Tuttavia, questo risultato rappresenta solo l’inizio della ricerca.
I cicli del carbonio sono ben conosciuti sulla Terra ma gli scienziati hanno appena cominciato a capire quelli marziani. Ciò significa che ogni risultato va valutato con molta attenzione basandosi su riscontri oggettivi. Per questo motivo, non è possibile dire che i risultati dell’analisi isotopica del carbonio nei 24 campioni indichino la presenza, oggi o in passato, di forme di vita. I ricercatori sono i primi ad aver offerto alcune spiegazioni alternative.
Una delle possibili origini non biologiche delle anomalie isotopiche del carbonio è un’interazione tra gli ultravioletti delle emissioni solari e l’anidride carbonica dell’atmosfera marziana, che potrebbe aver prodotto nuove molecole che si sarebbero depositate sulla superficie di Marte. L’altra possibile origine non biologica dell’anomalia è un evento molto raro risalente a centinaia di milioni di anni fa con il passaggio del sistema solare attraverso una nube molecolare ricca di carbonio-12.
Il problema è che i dati rilevati su Marte sono ancora limitati perciò l’origine dell’anomalia come conseguenza dell’attività di antichi batteri è coerente con i dati quanto le spiegazioni alternative. L’ipotesi degli antichi batteri è legata alla produzione di metano, un composto che occasionalmente viene rilevato su Marte. Anche in questo caso, ci sono possibili spiegazioni legate a forme di vita e altre legate a processi non biologici. Dopo decenni di missioni marziane, solo piccolissime aree del pianeta rosso sono state esplorate e solo le missioni più recenti includono strumenti in grado di cercare tracce di vita. La ricerca è ancora lunga e potrebbe riservare ancora molte sorprese.