Un’immagine catturata dalla macchina fotografica HSRC (High Resolution Stereo Camera) della sonda spaziale Mars Express dell’ESA mostra il vulcano a scudo Jovis Tholus su Marte e l’area circostante con le sue formazioni geologiche. La regione di Tharsis in cui si trova Jovis Tholus include alcuni grandi vulcani, in particolare Olympus Mons, il più grande vulcano del sistema solare. Le caldere interconnesse di Jovis Tholus indicano un lungo periodo di attività vulcanica e le più recenti, ognuna delle quali ha un fondo un po’ più basso, finiscono per incontrare colate laviche ancor più recenti. Con i suoi 1.500 metri di altezza e il diametro di 58 chilometri, Jovis Tholus è molto più piccolo di Olympus Mons eppure fornisce molte informazioni sulla geologia della regione di Tharsis e sulla relativa attività vulcanica.
L’antica attività vulcanica di Marte è oggetto di studio di ricercatori che usano fotografie scattate da varie sonde spaziali in orbita attorno al pianeta rosso. Mars Express ne ha catturate moltissime nei tanti anni trascorsi a osservare Marte, dove è arrivata nel 2003, e nel 2021 ha scattato fotografie dell’area attorno a Jovis Tholus utili per questo tipo di ricerca.
Un motivo di interesse per Jovis Tholus è il suo sistema di caldere, almeno 5 delle quali la più vasta è larga circa 28 chilometri, un po’ sfasata rispetto al centro del vulcano. L’immagine in alto (ESA/DLR/FU Berlin, CC BY-SA 3.0 IGO) offre una vista in prospettiva obliqua creata dalle fotografie scattate dalla sonda spaziale Mars Express.
Le caldere più giovani di Jovis Tholus scendono verso il più giovne dei crateri da impatto dell’area e incontrano il mare di colate laviche ancor più recenti che caratterizzano la regione. Il rilievo originale di questo vulcano è ora solo a circa un chilometro sopra le pianure che lo circondano a causa di quegli antichi flussi di lava che hanno ricoperto i crateri più antichi.
Jovis Tholus è sul bordo settentrionate di un’estesa pianura lavica a sud-est del sistema di formazioni geologiche del tipo graben delle Ceraunius Fossae e a nord-est del sistema di graben delle Ulysses Fossae. Si tratta di un vulcano a scudo, formato da flussi di lava fluida, a bassa viscosità.
A circa 60 chilometri da Jovis Tholus c’è un grande cratere da impatto con un diametro di circa 30 chilometri, visibile nell’immagine a fianco (ESA/DLR/FU Berlin, CC BY-SA 3.0 IGO) sopra il vulcano. Il fondo fratturato e la natura dei materiali espulsi attorno al cratere gli danno una forma di un fiore con molti strati di petali. Ciò suggerisce che il meteorite o la cometa che l’ha generato abbia colpito un’area di suolo saturata di acqua, forse ghiacciata, che è stata almeno in parte vaporizzata in seguito all’impatto. La presenza di acqua nell’area è un altro elemento interessate per la ricerca.
Assieme agli altri vulcani di Tharsis, Jovis Tholus offre informazioni sulla storia dei vulcani di Marte, la cui attività passata è importante per capire l’evoluzione del pianeta rosso. Oggi sappiamo che molto tempo fa Marte era geologicamente attivo e capire i processi che hanno portato alla situazione attuale significa capire meglio la geologia e la storia del pianeta.