Un articolo pubblicato sulla rivista “Astronomy & Astrophysics” riporta un nuovo studio sul sistema HR 6819 che offre una spiegazione più convincente di quella proposta nel 2020, quando venne proposta la presenza di un buco nero come parte di un sistema triplo. Un team di ricercatori guidato da Abigail Frost della Ku Leuven, in Belgio, che include membri del team che aveva sostenuto la presenza del buco nero e membri del team che aveva già offerto una spiegazione alternativa, ha usato nuove osservazioni ottenute con il VLT dell’ESO che includono l’uso dell’interferometro VLTI per cercare di ottenre una risposta definitiva. La conclusione è che HR 6819 è un sistema binario in cui non c’è alcun buco nero ma è in atto un fenomeno di vampirismo stellare in cui una delle due stelle ha strappato grandi quantità di idrogeno alla compagna.
La ricostruzione della struttura del sistema HR 6819 con la presenza di un buco nero a 1.000 anni luce dalla Terra e quindi nel vicinato cosmico aveva destato un notevole interesse nel campo dell’astronomia dopo la pubblicazione in “Astronomy & Astrophysics” nel maggio 2020. Tuttavia, in un altro articolo pubblicato nel settembre 2020 su “Astronomy & Astrophysics”, un team guidato da Julia Bodensteiner, allora dottoranda alla Ku Leuven, offriva un’interpretazione diversa dei dati che non includeva un buco nero.
Nelle interpretazioni fornite dai due team c’erano due stelle ma un team proponeva che le due stelle fossero lontane tra loro e vi fosse anche un buco nero mentre l’altro team proponeva la presenza di due stelle vicine tra loro e che una avesse strappato idrogeno alla compagna.
Abigail Frost ha spiegato che i ricercatori avevano raggiunto il limite dei dati esistenti perciò hanno dovuto ricorrere a una strategia osservativa diversa per decidere tra i due scenari proposti dai due team. Per questo motivo, i due team hanno unito le forze e hanno lavorato assieme per ottenere nuove immagini più nitide del sistema HR 6819, un risultato arrivato grazie al VLT (Very Large Telescope) dell’ESO in Cile.
Per raccogliere i dati sono stati utilizzati anche l’interferometro VLTI che permette di combinare le osservazioni di più telescopi dell’osservatorio, lo strumento GRAVITY del VLTI e lo strumento MUSE (Multi Unit Spectroscopic Explorer) del VLT. Questa combinazione è stata fondamentale per ottenere i dati necessari al nuovo studio perché MUSE ha confermato che non c’era una compagna luminosa su un’orbita più ampia mentre l’alta risoluzione spaziale di GRAVITY ha permesso di distinguere due fonti luminose separate da solo un terzo della distanza tra la Terra e il Sole. In sostanza, erano i dati che Abigail Frost ha definito l’ultimo pezzo del puzzle che ha permesso al suo team di concludere che HR 6819 è un sistema binario in cui non c’è nessun buco nero.
I nuovi risultati confermano la teoria che HR 6819 sia un caso di vampirismo stellare. Questo tipo di fenomeno era già stato descritto anni fa ma la fase ora visibile dalla Terra ha una durata molto breve perciò osservarla è molto difficile. Ciò significa che un sistema che sembrava interessante per un certo motivo lo è per un motivo ben diverso.
L’astronomo Thomas Rivinius, che aveva guidato il team che aveva proposto la presenza di un buco nero nel sistema HR 6819, non si era sorpreso delle reazioni che c’erano state e ha dichiarato che i risultati di una ricerca del genere devono essere esaminati, ancor di più un risultato che appare in prima pagina. La sua è una rigorosa interpretazione del metodo scientifico che, attraverso verifiche e, in questo caso, la raccolta di nuovi dati, ha portato alla soluzione che ora sembra corretta.
Thomas Rivinius ha anche commentato la difficoltà di individuare buchi neri di massa stellare, i quali tendono a non offrire tracce se non hanno un’influenza su altri oggetti in sistemi binari o multipli. Potrebbero essercene milioni solo nella Via Lattea e la loro ricerca continua. Nel frattempo, continuerà anche lo studio del sistema HR 6819 ma per motivi ben diversi, cioè per raccogliere dati sull’evoluzione di stelle massicce in un caso di vampirismo stellare.