March 2022

Rappresentazione artistica della magnetar SGR 1830 e delle sue macchie (Immagine NASA's Goddard Space Flight Center)

Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal Letters” riporta uno studio sulla magnetar catalogata come SGR 1830-0645, o semplicemente SGR 1830, e di macchie sulla sua superficie che hanno generato emissioni di raggi X. Un team di ricercatori ha usato il telescopio NICER installato sulla Stazione Spaziale Internazionale per monitorare le esplosioni di energia sulla superficie di SGR 1830 e la fusione di tre macchie in una sola. Altri dati sono stati raccolti grazie al telescopio spaziale Swift della NASA. La conclusione è che si tratti di un’attività che ha analogie con i movimenti delle placche tettoniche sulla Terra. Il campo magnetico della magnetar può portare la sua superficie al punto di deformarsi, spezzarsi e perfino fondersi anche se è estremamente dura. Le macchie sono aree in cui archi luminosi simili a quelli solari si collegano alla superficie.

Alcune immagini catturate dallo strumento ACS (Immagine NASA, ESA)

NASA ed ESA hanno celebrato il 20° anniversario dell’installazione dello strumento ACS (Advanced Camera for Surveys) del telescopio spaziale Hubble con la pubblicazione di alcune immagini tra le oltre 125.000 catturate nel corso di questi vent’anni di servizio. Il 7 marzo 2002, gli astronauti James Newman e Mike Massimino installarono l’ACS nel corso della missione STS-109 dello space shuttle Columbia. Questo strumento ha offerto un notevole contributo a tante straordinarie ricerche astronomiche condotte utilizzando Hubble.

Concetto artistico dell'evoluzione della kilonova GW170817

Un articolo accettato per la pubblicazione sulla rivista “The Astrophysical Journal Letter” riporta uno studio basato sulle emissioni di raggi X provenienti dalla kilonova generata dalla fusione di due stelle di neutroni nell’evento rilevato alle onde gravitazionali il 17 agosto 2017 e catalogato come GW170817. Un team di ricercatori ha usato osservazioni condotte con l’Osservatorio per i raggi X Chandra della NASA negli anni successivi alla prima rilevazione per monitorare l’evoluzione dei resti della kilonova. Finora si tratta dell’unica kilonova identificata con certezza ed è stata rilevata sia alle onde elettromagnetiche che alle onde gravitazionali ma ancora non vi è la certezza di cosa sia stato prodotto dall’evento GW170817. Le emissioni di raggi X potrebbero indicare che è nato un buco nero ma potrebbe trattarsi di emissioni che costituiscono una sorta di bagliore residuo della kilonova.

Il sistema HR 6819 nella nuova interpretazione dei dati (Immagine ESO/L. Calçada)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Astronomy & Astrophysics” riporta un nuovo studio sul sistema HR 6819 che offre una spiegazione più convincente di quella proposta nel 2020, quando venne proposta la presenza di un buco nero come parte di un sistema triplo. Un team di ricercatori guidato da Abigail Frost della Ku Leuven, in Belgio, che include membri del team che aveva sostenuto la presenza del buco nero e membri del team che aveva già offerto una spiegazione alternativa, ha usato nuove osservazioni ottenute con il VLT dell’ESO che includono l’uso dell’interferometro VLTI per cercare di ottenre una risposta definitiva. La conclusione è che HR 6819 è un sistema binario in cui non c’è alcun buco nero ma è in atto un fenomeno di vampirismo stellare in cui una delle due stelle ha strappato grandi quantità di idrogeno alla compagna.

Concetto artistico del blazar PKS 2131-021 con i suoi due buchi neri supermassicci (Immagine cortesia Caltech/R. Hurt (IPAC))

Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal Letters” riporta uno studio sul blazar catalogato come PKS 2131-021 che offre prove del fatto che contenga una coppia di buchi neri supermassicci che orbitano l’uno attorno all’altro in un periodo di due anni. Un team di ricercatori ha utilizzato dati raccolti da diversi telescopi con osservazioni radio che vanno indietro nel tempo fino al 1975 per ricostruire ciò che succede all’interno di PKS 2131-021 sfruttando la sua natura di blazar. Ciò perché per definizione un blazar è alimentato da un buco nero supermassiccio che emette un getto di materiali a velocità elevatissime orientato verso la Terra. L’esame del getto proveniente da PKS 2131-021 ha mostrato un movimento causato dai movimenti orbitali del buco nero e di un compagno l’uno attorno all’altro. Secondo i ricercatori, dal punto di vista terrestre, questi due buchi neri supermassicci si fonderanno tra circa 10.000 anni.