HD1 potrebbe stabilire il nuovo record per la galassia più lontana conosciuta

HD1 nel riquadro ingrandito (Immagine cortesia Harikane et al.)
HD1 nel riquadro ingrandito (Immagine cortesia Harikane et al.)

Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal” riporta la scoperta di quella che potrebbe stabilire il nuovo record per la galassia più lontana conosciuta. Un team di ricercatori che include l’astrofisico italiano Fabio Pacucci del Center for Astrophysics | Harvard & Smithsonian (CfA) ha usato vari telescopi per osservare quest’oggetto, catalogato come HD1, la cui distanza è stata stimata a circa 13,5 miliardi di anni luce dalla Terra.

In un altro articolo, pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society Letters”, alcuni dei ricercatori offrono alcune teorie su HD1. Potrebbe essere una cosiddetta galassia starburst con uno straordinario ritmo di formazione stellare che potrebbe includere la prima generazione di stelle dell’universo oppure un quasar alimentato dal buco nero supermassiccio più antico conosciuto.

HD1 è stata scoperta esaminando oltre 1.200 ore di osservazioni condotte con il telescopio Subaru, il telescopio VISTA, lo UK Infrared Telescope e il telescopio spaziale Spitzer. Ciò significa che è stata scovata tra oltre 700.000 oggetti e solo perché è molto luminosa, in particolare alla luce ultravioletta.

I ricercatori hanno condotto osservazioni mirate usando il radiotelescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), inaugurato nel marzo 2013, che ha permesso di effettuare una stima abbastanza precisa della distanza di HD1, il cui colore rosso aveva mostrato fin da subito le caratteristiche di una galassia davvero molto antica.

Tutti i dati raccolti indicano che HD1 è distante circa 13,5 miliardi di anni luce dalla Terra. Ciò significa che quest’oggetto si è formato circa 300 milioni di anni dopo il Big Bang. Si tratta di una galassia primordiale ma la distanza è tale da richiedere una precisione maggiore per confermarla oltre ogni ragionevole dubbio. Se confermata, si tratta dell’oggetto più lontano conosciuto superando il record detenuto dalla galassia GN-z11, la cui scoperta è stata riportata nel 2016 ed è ai limiti di rilevazione del telescopio spaziale Hubble.

La distanza di HD1 è tale che è molto difficile anche stabilire la sua natura. Fabio Pacucci ha spiegato che la sua luminosità agli ultravioletti indica che è stata generata da processi molto energetici ma per ora ci sono solo teorie per spiegarli perché l’attuale qualità delle osservazioni non consente interpretazioni precise.

Le cosiddette galassie starburst hanno un elevato tasso di formazione stellare ma quella di HD1 dovrebbe essere di oltre 100 stelle nate ogni anno, almeno 10 volte superiore anche alle galassie starburst. Tuttavia, se si trattasse di stelle della prima generazione, molto massicce e formate quasi solo di idrogeno ed elio, la loro estrema luminosità potrebbe essere fuori dal normale anche agli ultravioletti.

Un’altra possibilità è che HD1 sia un quasar, cioè che abbia un nucleo galattico attivo alimentato da un buco nero supermassiccio che dovrebbe avere una massa di circa 100 milioni di volte quella del Sole. Divorando grandi quantità di gas che si avvicinano e vengono scaldati al punto da generare fortissime emissioni elettromagnetiche anche agli ultravioletti, si tratterebbe del più antico buco nero supermassiccio conosciuto. Il fatto che un buco nero di tale massa si sia formato così presto nella storia dell’universo lo renderebbe straordinario.

La conferma della distanza di HD1 è importante per poter offrire valutazioni più precise della sua natura. Una candidata al record della galassia più lontana conosciuta è certamente interessante per osservazioni mirate con il telescopio spaziale James Webb, che dovrebbe finalmente cominciare la sua missione scientifica nell’estate 2022. Capire l’origine della sua luminosità aiuterà a capire meglio l’universo primordiale.

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