
Un’immagine catturata dal telescopio spaziale Hubble ritrae i resti di supernova catalogati come DEM L 190 o LMC N49 o con altre designazioni osservati nella Grande Nube di Magellano. I detriti prodotti dall’esplosione di una stella massiccia hanno formato quelli che dalla Terra appaiono delicati filamenti colorati. Quei materiali proiettati nello spazio interstellare potranno finire in altri sistemi stellari, forse anche in dischi protoplanetari che verranno arricchiti dagli elementi generati dalla stella progenitrice e dalla supernova.
Distante circa 160.000 anni luce dalla Terra, la Grande Nube di Magellano è una delle galassie nane satelliti della Via Lattea. Al suo interno, una stella massiccia è esplosa, un evento molto comune che si lascia dietro resti che pian piano si disperdono nello spazio interstellare. Per millenni, i detriti creano forme colorate e spettacolari.
Al centro di DEM L 190 rimane il nucleo collassato della stella progenitrice, che in questo caso è sotto forma di stella di neutroni che ruota su se stessa compiendo una rotazione ogni otto secondi circa. Già nel passato astronomi hanno rilevato le tracce di un campo magnetico estremamente intenso che la pone nella categoria delle magnetar.
I resti di supernova DEM L 190 sono già stati studiati con vari strumenti perché emettono anche raggi X e raggi gamma che sono stati rilevati tra gli altri dall’Osservatorio Chandra della NASA. Si tratta di un cosiddetto soft gamma ray repeater (SGR), una fonte di raggi gamma ripetuti a intervalli irregolari. Osservazioni a frequenze ottiche e a frequenze ultraviolette rilevabili dal telescopio spaziale Hubble rimangono utili per lo studio dei detriti.
Una delle peculiarità dei resti di supernova DEM L 190 è la sua asimmetria. Normalmente, questi detriti si espandono in un modo che li fa apparire più o meno circolari alla luce visibile. In questo caso, si stanno espandendo in una regione con densità che variano in modo significativo nelle varie direzioni. Spesso nello spazio interstellare c’è talmente poco gas che lo consideriamo vuoto ma ci sono aree con nubi di gas e polveri o che per altri motivi hanno una densità di materiali superiore alla media. Quando la densità è sufficiente a generare attriti, rallenta l’espansione dei resti di una supernova ma solo in alcune direzioni, rendendoli asimmetrici.
Anche il telescopio spaziale Hubble è stato già usato anni fa per studiare i resti di supernova DEM L 190 e le prime immagini vennero pubblicare nel 2003. Si tratta di immagini catturate dallo strumento Wide Field Planetary Camera 2 (WFPC2), successivamente sostituito dalla più avanzata Wide Field Camera 3. Vecchie immagini continuano a essere utili e quelle di DEM L 190 sono state rielaborate aggiungendovi nuovi dati e usando algoritmi più avanzati che sono stati migliorati nel tempo. Il risultato è un’immagine migliorata che offre nuovi dettagli di DEM L 190 che possono essere utili per studiare ciò che accade nei millenni dopo una supernova.