Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal Letters” riporta uno studio sull’esopianeta Kepler-1658b che predice il decadimento della sua orbita finché non verrà distrutto dalla sua stella. Un team di ricercatori ha usato i dati raccolti da osservazioni condotte nel corso di vari anni, da quelle del telescopio spaziale Kepler che hanno permesso di scoprire Kepler-1658b a quelle del telescopio spaziale TESS per esaminare la sua orbita. La conclusione è che questo gigante gassoso si sta lentamente avvicinando alla sua stella e nel futuro verrà distrutto.
La storia dell’esopianeta Kepler-1658b è alquanto curiosa dato che le sue tracce furono tra le prime trovate nella missione del telescopio spaziale Kepler della NASA ma ci volle quasi un decennio per confermare sua esistenza. Questo gioviano caldo o forse ultra-caldo vicinissimo alla sua stella continua a essere oggetto di interesse per gli astronomi all’interno degli studi sulle migrazioni dei pianeti. Kepler-1658b sembra essere un caso del genere che lo porterà alla distruzione.
Per i pianeti molto vicini alle loro stelle, la distruzione potrebbe essere un destino comune. Se ciò venisse provato, sarebbe dovuto alle forze mareali generate dall’interazione tra un pianeta e la sua stella. La forza di gravità che esercitano reciprocamente può distorcerne la forma portando al rilascio di energia. Le dinamiche possono essere molto diverse a seconda della combinazione tra la distanza, le dimensioni e la velocità di rotazione dei corpi che interagiscono e sono ancora sotto studio. Sappiamo ad esempio che la Luna si sta allontanando dalla Terra a causa di quelle dinamiche ma un pianeta già vicino alla sua stella potrebbe continuare ad avvicinarsi.
I cambiamenti nell’orbita di un pianeta sono molto lenti e ci rende davvero difficile rilevarli. Nel caso dell’esopianeta Kepler-1658b, il fatto che le sue prime tracce siano state scoperte nel 2009 costituisce un vantaggio perché significa che gli autori di questo studio hanno avuto a disposizione dati raccolti nell’arco di circa 13 anni.
Dopo il telescopio spaziale Kepler, il telescopio Hale in California ha osservato l’esopianeta Kepler-1658b fino ad arrivare alle più recenti osservazioni condotte con il telescopio spaziale TESS, il successore di Kepler. Questi strumenti hanno catturato una serie di transiti di questo gigante gassoso di fronte alla sua stella dal punto di vista della Terra o della sua orbita. Ciò ha permesso di misurare con precisione la durata del suo anno, inferiore ai quattro giorni terrestri. È risultato che il suo anno si è accorciato di circa 131 millisecondi all’anno, il che significa che la sua orbita si è accorciata avvicinandosi alla sua stella.
La stella Kepler-1658 è più massiccia del Sole e ha raggiunto un punto della sua vita in cui sta cominciando a espandersi nella cosiddetta fase di subgigante. Secondo i modelli, stelle così evolute hanno una strttura interna che dovrebbe permettere di dissipare più facilmente l’energia delle maree sottratta ai proprio pianeti rispetto a stelle ancora in una fase stabile come il Sole. Per questo motivo, una stella evoluta dovrebbe accelerare il decadimento orbitale di un pianeta vicino ad essa permettendo di rilevarlo senza dover attendere secoli. L’astrofisico Shreyas Vissapragada, autore principale di questo studio, ha spiegato che ora lui e i suoi colleghi potranno testare questa teoria con le osservazioni.
Un altro risultato dello studio dell’esopianeta Kepler-1658b riguarda la sua luminosità e le sue emissioni di calore, che sembravano anomale. Secondo i ricercatori, le interazioni mareali con la sua stella potrebbero generare energia all’interno del pianeta e spiegare le sue caratteristiche. In pratica, si tratta di un fenomeno simile a quello che succede alle lune di giganti gassosi in cui viene generato calore sufficiente ad avere oceani sotterranei di acqua liquida o vulcani, come su Io, una delle lune di Giove.
Kepler-1658b è probabilmente solo il primo di una serie di esopianeti di cui verrà osservato il decadimento orbitale, una sorta di laboratorio celeste per migliorare i modelli relativi alle interazioni mareali. Il telescopio spaziale TESS sta aumentando il numero di esopianeti in orbita attorno a stelle evolute e ciò potrebbe aiutare questo tipo di ricerca.