Una violenta eruzione è stata rilevata su Io, una delle lune di Giove, da Jeff Morgenthaler usando l’Io Input/Output observatory (IoIO) del Planetary Science Institute (PSI). Lo scienziato di quest’organizzazione no profit che ha sede in Arizona sta monitorando Io fin dal 2017 osservando diverse eruzioni ma quella dell’autunno 2022 è stata la più violenta. Questo monitoraggio può essere utile anche alla missione della sonda spaziale Juno della NASA, in orbita attorno a Giove, che ha in programma per il dicembre 2023 un passaggio ravvicinato a Io in cui i suoi strumenti potranno compiere rilevazioni dei gas emessi come il sodio e lo zolfo ionizzato.
Lo strumento IoIO è stato costruito assemblando componenti di telescopi e macchine fotografiche commerciali che si trovano normalmente nei negozi ma offre comunque risultati molto interessanti dal punto di vista scientifico. Il suo scopo principale è il monitoraggio di Io, il corpo più attivo dal punto di vista geologico del sistema solare. Quest’attività avviene sotto forma di eruzioni vulcaniche ed è causata dalle forze gravitazionali che operano su Io da una parte da Giove ma dall’altra anche dalle altre lune galileiane.
Una tecnica coronografica viene impiegata per smorzare la luminosità di Giove e permettere allo strumento IoIO di catturare le immagini dei gas emessi da Io durante le sue tante eruzioni vulcaniche. Ogni anno viene rilevata qualche eruzione particolarmente violenta ma quella del 2022 è stata più violenta delle precedenti. Sodio e zolfo ionizzato hanno mostrato tracce che erano ancora fioche ma più luminose del normale tra il luglio e il settembre 2022 per durare fino a dicembre. L’immagine (Cortesia Jeff Morgenthaler, PSI. Tutti i diritti riservati) mostra un’immagine catturata dallo strumento IoIO il 9 novembre 2022 che mostra la nube di emissioni di sodio dall’eruzione proveniente da Io.
Lo zolfo ionizzato è l’elemento che ha mostrato le maggiori conseguenze a lungo termine nel sistema gioviano. Le sue emissioni hanno formato una struttura a forma di ciambella attorno a Giove che è chiamata tecnicamente un toro, in questo caso il toro di plasma di Io. La sorpresa è arrivata dal fatto che questo toro è molto meno luminoso rispetto a strutture che si sono formate negli anni scorsi in occasioni di precedenti eruzioni violente. Ciò potrebbe essere collegato alla composizione dell’attività vulcanica o il toro potrebbe essere più efficiente nel liberarsi di materiali quando maggiori quantità di materiali sono gettati al suo interno.
Le emissioni dei vulcani di Io generano anche un’atmosfera, seppur tenue, su questa luna, composta soprattutto di anidride solforosa. Essa collassa quando Io entra nell’ombra di Giove e il gas si ghiaccia perché non viene più scaldato dal Sole. Lo studio di processi che riguardano Giove e la sua luna è tra gli obiettivi della missione della sonda spaziale Juno della NASA ma il monitoraggio dell’attività vulcanica di Io viene condotto dalla Terra.
Jeff Morgenthaler ha spiegato che avere altre copie dello strumento IoIO in altri luoghi potrebbe aumentare il tempo di quel monitoraggio. Il PSI è supportato anche dalla NASA e da donazioni che possono arrivare anche da singoli astrofili le quali potrebbero permettere di estendere lavori come il monitoraggio dei vulcani di Io.