Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Communications” riporta la scoperta di uracile, una delle basi dell’RNA, e niacina, cioè vitamina B3, nei campioni dell’asteroide Ryugu riportati sulla Terra dalla sonda spaziale giapponese Hayabusa 2. Un team di ricercatori guidato da Yasuhiro Oba dell’Università giapponese di Hokkaido ha sviluppato una tecnica analitica per identificare composti in concentrazioni comprese tra le parti per miliardo e le parti per migliaio di miliardi per analizzare poco più di 5 grammi di campioni.
Non è la prima volta che composti così complessi legati alla vita sono stati scoperti in meteoriti ma in precedenza erano sulla Terra e c’era il pericolo di contaminazione ambientale mentre i campioni dell’asteroide Ryugu sono stati prelevati nello spazio e maneggiati con estrema cautela sulla Terra. L’immagine (NASA Goddard/JAXA/Dan Gallagher) mostra Ryugu, la sonda spaziale Hayabusa 2 e le molecole di uracile e vitamina B3.
La presenza di materiali organici anche di notevole complessità in asteroidi e comete è noto da tempo e rappresenta un ulteriore motivo di interesse. La possibilità che i mattoni della vita siano arrivati dallo spazio è intrigante e scienziati di varie discipline stanno cercando di capire quali livelli di complessità possono raggiungere i composti che si formano in quegli ambienti spaziali.
Un altro team anch’esso guidato da Yasuhiro Oba, professore associato all’Università di Hokkaido, aveva già esaminato il meteorite Murchison trovandovi molti composti organici, incluse le basi di DNA ed RNA. Quelle scoperte vennero riportate in un articolo pubblicato anch’esso su “Nature Communications”. Quelle analisi erano state condotte con una tecnica basata sull’utilizzo di una cromatografia liquida ad alte prestazioni accoppiata con spettrometria di massa ad alta risoluzione. Ciò permette di identificare composti con concentrazioni estremamente piccole comprese tra le parti per miliardo e le parti per migliaio di miliardi.
Gli studi del meteorite Murchison e di altri meteoriti caduti sulla Terra sono molti e negli ultimi anni sono diventati molto sofisticati. Ciò ha permesso di trovare molti composti organici complessi. Tuttavia, si trattava di meteoriti rimasti esposti per tempi anche molto lunghi all’ambiente terrestre. In quelle condizioni, è impossibile escludere con certezza una contaminazione. La situazione è ben diversa quando i campioni sono stati prelevati nello spazio.
La missione della sonda spaziale Hayabusa 2 è stata completata nel dicembre 2020 riportando sulla Terra poco più di 5 grammi di campioni prelevati sull’asteroide Ryugu e sigillati in appositi contenitori. Essi sono stati maneggiati con tutte le cautele necessarie a mentenerli incontaminati perciò non vi sono dubbi che i composti al loro interno siano arrivati proprio da Ryugu.
L’analisi dei campioni incontaminati dell’asteroide Ryugu ha mostrato la presenza di una notevole varietà di molecole organiche, tra cui amminoacidi, ammine e acidi carbossilici, che si trovano rispettivamente nelle proteine e nei processi metabolici. Due campioni contengono anche l’uracile, nell’intervallo tra 6 e 32 parti per miliardo, e la vitamina B3, nell’intervallo tra 49 e 99 parti per miliardo. Secondo i ricercatori, la differenza di concentrazione nei due campioni, raccolti in diverse zone di Ryugu, è probabilmente dovuta alla diversa esposizione all’ambiente spaziale.
Una considerazione interessante riguarda la possibile formazione dei composti contenenti azoto a partire da molecole più semplici come ammoniaca, formaldeide e acido cianidrico. Si tratta di molecole non trovate nei campioni ma presenti nei ghiacci delle comete e l’asteroide Ryugu potrebbe essersi formato dai resti di una cometa.
Questo studio toglie i dubbi sul fatto che anche in asteroidi e comete vi possono essere mattoni della vita complessi come le basi di acidi nucleici perciò è importante per gli studi di astrobiologia. Rafforza l’ipotesi che la vita sulla Terra possa essersi formata da “semi” arrivati da asteroidi e comete. Il 24 settembre 2023 è la data prevista dalla NASA per il rilascio di un contenitore trasportato dalla sonda spaziale OSIRIS-REx che contiene campioni dell’asteroide Bennu. La loro analisi e il confronto dei contenuti con quelli di Ryugu diventa ancor più interessante.