Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta uno studio sull’esopianeta TRAPPIST-1 c che indica che la sua atmosfera è molto tenue o inesistente. Un team di ricercatori ha usato il telescopio spaziale James Webb per esaminare uno dei sette pianeti del sistema TRAPPIST-1 e i risultati permettono di escludere l’ipotesi che sia simile a Venere. Le emissioni termiche indicano una temperatura sul lato diurno della sua superficie di circa 107° Celsius. Secondo i ricercatori, ciò indica che quest’esopianeta potrebbe essersi formato con poca acqua.
L’esopianeta TRAPPIST-1 c è uno dei primi individuati nel sistema di TRAPPIST-1. Questo sistema è diventato celebre per la presenza di sette pianeti rocciosi ma già nel maggio del 2016 era stata annunciata la verifica di alcuni di essi. TRAPPIST-1 c ha dimensioni appena superiori a quelle della Terra e una massa che è circa il 30% superiore a quella terrestre. Per la sua distanza dalla sua stella, riceve una quantità di calore simile a quella che Venere riceve dal Sole perciò una delle ipotesi era che quest’esopianeta avesse anch’esso un’atmosfera molto densa composta quasi completamente di anidride carbonica.
Il sistema di TRAPPIST-1 è molto interessante perché i suoi sette pianeti sono a distanze dalla loro stella tali che le condizioni sulla loro superficie può variare notevolmente. Sono tutti in rotazione sincrona con la loro stella, alla quale mostrano sempre la stessa faccia, e gli astronomi vogliono capirne le conseguenze. Negli anni scorsi erano stati condotti tentativi di capire se avessero un’atmosfera ma i risultati sono stati imprecisi. L’inizio della missione del telescopio spaziale James Webb ha cominciato a cambiare le cose.
I nuovi studi del sistema di TRAPPIST-1 sono cominciati dal suo pianeta più interno, TRAPPIST-1 b, che sembra essere privo di atmosfera secondo i risultati pubblicati nel marzo scorso. Risposte certe arriveranno da ulteriori osservazioni ma è normale che un pianeta vicinissimo alla sua stella perda la sua atmosfera primordiale. Nel frattempo il telescopio spaziale James Webb ha osservato il pianeta successivo, TRAPPIST-1 c.
Lo strumento MIRI (Webb’s Mid-Infrared Instrument) è quello che è stato usato nello specifico in quattro occasioni diverse durante le cosiddette eclissi secondarie, cioè quando il pianeta è transitato dietro alla sua stella. In quelle occasioni, le emissioni termiche del pianeta non vengono più rilevate per poi tornare alla fine dell’eclissi.
L’analisi dei dati raccolti indica che TRAPPIST-1 c non ha un’atmosfera o al limite essa è molto rarefatta e senza nuvole. La temperatura sul lato diurno della sua superficie è di circa 107° Celsius. Ciò suggerisce che si sia formato con una quantità limitata di acqua e di conseguenza è inabitabile per forme di vita simili a quelle terrestri.
Questi risultati possono essere deludenti per chi sperava che anche i pianeti più interni del sistema di TRAPPIST-1 avessero un’atmosfera. Tuttavia, le stelle nane ultrafredde come TRAPPIST-1 possono essere attive con superbrillamenti che spazzano via l’atmosfera di pianeti molto vicini perciò non si può dire che i risultati siano sorprendenti.
I ricercatori intendono continuare con i loro studi mirati sugli esopianeti TRAPPIST-1 b e TRAPPIST-1 c per ottenere maggiori dati, soprattutto sul loro lato notturno. I nuovi risultati offriranno maggiori certezze riguardo alle loro possibili atmosfere e riguarderanno anche le differenze di temperatura tra il loro lato diurno e notturno.
I pianeti interni del sistema di TRAPPIST-1 offrono un’ottima possibilità di tarare le osservazioni condotte con il telescopio spaziale James Webb misurando con grande precisione la luminosità della stella rilevata dai suoi strumenti. È un passo fondamentale per ottenere risultati sfruttando le eclissi dei suoi pianeti, molto frequenti dato che l’anno del pianeta più esterno dura meno di 19 giorni terrestri.
Ora gli astronomi sperano che almeno i pianeti nelle posizioni più favorevoli dal punto di vista del potenziale di abitabilità abbiano un’atmosfera. Speranze e prudenza si mescolano negli studi del sistema di TRAPPIST-1 e finalmente il telescopio spaziale James Webb potrebbe offrire risposte definitive.