Un articolo pubblicato sulla rivista “The Planetary Science Journal” riporta uno studio sulle formazioni simili a montagnette trovate sull’asteroide Arrokoth dalla sonda spaziale New Horizons della NASA. Le immagini raccolte mostrano che soprattutto il lobo più grande, che è stato chiamato Wenu, è dominato da queste formazioni geologiche ma anche il lobo più piccolo, che è stato chiamato Weeyo, ne ha diverse. Un team di ricercatori guidato da Alan Stern ha condotto simulazioni che indicano che si tratta delle tracce di corpi più piccoli che si sono uniti nel primissimo periodo della storia del sistema solare. Ciò offre nuove informazioni sui meccanismi di formazione non solo degli asteroidi ma anche di corpi rocciosi più grandi.
L’immagine in alto (Cortesia Southwest Research Institute (SwRI)) mostra un mosaico di foto di Arrokoth scattate dallo strumento LORRI della sonda spaziale New Horizons sulla sinistra e una mappa geologica dell’asteroide sulla destra.
Il passaggio ravvicinato del Capodanno 2019 ad Arrokoth, allora ancora conosciuto con il nomignolo Ultima Thule, è stato un evento molto interessante per gli astronomi. Esso ha offerto la possibilità di osservare da vicino quello che è considerato un fossile risalente alla fase iniziale della storia del sistema solare.
La notevole distanza della sonda spaziale New Horizons ha reso molto lento l’invio delle immagini e dei dati rilevati con vari strumenti di bordo ma ora i ricercatori interessati a studiare la formazione dei corpi rocciosi hanno molte informazioni per le loro analisi geologiche.
Tra le formazioni geologiche trovate su Arrokoth, le montagnette che caratterizzano soprattutto il grande lobo Wenu sono tra quelle più appariscenti. Nonostante ciò, almeno nelle fasi iniziali degli studi successivi al passaggio ravvicinato del Capodanno 2019, hanno ricevuto un’attenzione limitata. Ora il team di Alan Stern del Southwest Research Institute (SwRI) ha condotto uno studio specifico che offre interessanti conclusioni.
Il team di Alan Stern ha identificato 12 montagnette sul lobo Wenu di Arrokoth che hanno forma, dimensioni, colore e riflettività molto simili. Altre 3 montagnette con caratteristiche che potrebbero essere dello stesso tipo sono state identificate sul lobo Weeyo. Simulazioni indicano che Arrokoth si è formato tramite il cosiddetto meccanismo di instabilità di flusso, sul quale si sta discutendo negli ultimi anni. Si tratta di un meccanismo proposto per la formazione dei planetesimi in cui avvengono collisioni a velocità bassissime che determina l’accumulazione di piccoli oggetti fino a formare corpi più grandi.
L’immagine in basso (Cortesia New Horizons/NASA/JHUAPL/SwRI/James Tuttle Keane) mostra una simulazione della formazione di Arrokoth attraverso varie fasi. Piccoli corpi ghiacciati rotanti cominciano a unirsi per formare i due lobi di Arrokoth che successivamente si fondono nell’asteroide che conosciamo oggi.
Alan Stern ha commentato che se le montagnette sono davvero rappresentative dei mattoni degli antichi planetesimi come Arrokoth, i modelli di formazione dei planetesimi dovranno spiegare la dimensione preferita per questi mattoni. Insomma, questo studio suggerisce alcune risposte riguardanti la formazione dei corpi rocciosi ma propone altre domande. Ha aggiunto che sarà importante cercare strutture analoghe in altri planetesimi da parte di missioni come Lucy, orientata proprio alle ricerche sugli asteroidi, per la quale sono previsti alcuni passaggi ravvicinati.
Almeno per il momento, non sono previsti altri passaggi ravvicinati a corpi della fascia di Kuiper da parte della sonda spaziale New Horizons. Tuttavia, se ne venisse individuato uno raggiungibile con il propellente a disposizione, potrebbe cominciare una nuova missione. Questi asteroidi rimasti quasi immutati per qualche miliardo di anni sono utilissimi a capire i meccanismi che hanno portato anche alla formazione dei pianeti.