Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy” offre una spiegazione alla formazione del grande e profondo bacino conosciuto come Sputnik Planitia su Plutone con la sua caratteristica forma a cuore. Un team di scienziati coordinati dall’Università svizzera di Berna ha creato simulazioni al computer che indicano che la depressione profonda alcuni chilometri potrebbe essere stata generata da un impatto con un oggetto con un diametro attorno ai 700 chilometri che è avvenuto con un angolo obliquo ed è stato relativamente lento. I risultati di queste simulazioni suggeriscono anche che Plutone probabilmente non ha un oceano sotterraneo di acqua liquida, al contrario di altri studi.
Il passaggio ravvicinato a Plutone della sonda spaziale New Horizons della NASA avvenuto il 14 luglio 2015 ha permesso tra le altre cose di catturare immagini di Sputnik Planitia, già conosciuto come Sputnik Planum, un grande bacino con uno strato di azoto ghiacciato dallo spessore stimato in circa quattro chilometri. Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” nel settembre 2016 aveva offerto una spiegazione all’accumulo di quel ghiaccio d’azoto nel bacino ma perché esso è così profondo? Forse il mistero è stato risolto.
Sputnik Planitia costituisce la parte occidentale del grande cuore di Plutone, a cui è stato dato il nome di Tombaugh Regio. La parte orientale è coperta da uno strato di ghiaccio d’azoto decisamente più sottile e la sua origine è ancora in discussione. Potrebbe essere collegata al bacino di Sputnik Planitia, la cui profondità è stata riprodotta in simulazioni al computer.
Secondo i ricercatori, la simulazione che riproduce al meglio il bacino di Sputnik Planitia indica che un pianeta nano con un diametro di circa 700 chilometri ha colpito Plutone con un angolo obliquo e a una velocità relativamente bassa. Il nucleo di Plutone è talmente freddo che le rocce non si sono fuse nonostante il calore generato dall’immpatto. La conseguenza è che l’impattatore non è affondato nel nucleo di Plutone ma si è spiaccicato su di esso lasciando una depressione, appunto Sputnik Planitia.
Le simulazioni indicano che tutto il mantello primordiale di Plutone venne scavato dall’impatto. Lo squilibrio causato nella massa di Plutone avrebbe dovuto spingere il bacino di Sputnik Planitia verso il polo del pianeta nano ma esso è rimasto vicino all’equatore.
Anche per altri motivi, in passato vari ricercatori avevano ipotizzato che Plutone avesse un oceano sotterraneo e la maggiore densità dell’acqua rispetto al ghiaccio avrebbe potuto equilibrare la massa nell’area di Sputnik Planitia. Invece, secondo le nuove simulazioni il materiale dell’impattatore che si è spiaccicato sul nucleo di Plutone ha causato l’eccesso di massa che ha portato Sputnik Planitia vicino all’equatore senza la presenza di un oceano sotterraneo o al limite con uno molto sottile.
Le conclusioni di questo nuovo studio suggeriscono che la composizione di Plutone sia diversa da quella che sembrava probabile a molti altri ricercatori. La presenza o meno, oggi o in passato, di un oceano sotterraneo rimane più che mai oggetto di discussione. La missione New Horizons ha permesso di ottenere moltissime informazioni su questo pianeta nano ma in molti casi i ricercatori devono cercare di ottenere risposte in modo indiretto, anche con simulazioni al computer i cui risultati non possono essere verificati direttamente.
Il successo della missione New Horizons ha spinto molti ricercatori a proporre nuove missioni verso Plutone e altri oggetti della fascia di Kuiper per conoscere meglio un’area del sistema solare che è difficile studiare dalla Terra. La complessità di missioni con sonde spaziali che devono spingersi così lontano è notevole e anche nel migliore dei casi ci vorranno molti anni prima di ottenere nuove rilevazioni sulla struttura interna di Plutone.