Una nuova immagine (NASA, ESA, CSA, STScI) catturata dal telescopio spaziale James Webb ritrae la Galassia Sombrero agli infrarossi. Lo strumento MIRI (Mid-Infrared Instrument) offre dettagli invisibili ad altri telescopi creando un ritratto diverso da quello a cui gli astronomi sono abituati. Il nucleo è molto luminoso alle frequenze di luce visibile mentre agli infrarossi un disco interno uniforme viene rivelato. Il disco esterno risulta “grumoso” e ciò permette di capire la distribuzione della polvere al suo interno, un risultato importante per farsi un’idea dei processi di formazione stellare in atto.
La Galassia Sombrero, conosciuta anche con sigle di catalogo tra le quali M104 e NGC 4594 sono le più comuni, deve il suo soprannome alla sua forma particolare, che secondo uno studio pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal” nel febbraio 2020 potrebbe essere il risultato di una o più fusioni galattiche avvenute in un passato remoto.
Il buco nero supermassiccio al centro della Galassia Sombrero è estremo anche per gli standard di questi oggetti con una massa stimata attorno a nove miliardi di volte quella del Sole. Alimenta un nucleo galattico attivo che però è piuttosto tranquillo e per questo motivo è classificato come nucleo galattico attivo a bassa luminosità. Insomma, è un nucleo galattico attivo ma non troppo.
Gli astronomi sono incuriositi anche dal basso ritmo di formazione stellare rilevato nella Galassia Sombrero, stimato a meno della metà di quello esistente nella Via Lattea. Circa 2.000 ammassi globulari sono stati individuati al suo interno, gruppi di migliaia di vecchie stelle. Questo gran numero di ammassi globulari viene associato al grande bulge, il rigonfiamento centrale della galassia.
Per cercare di ottenere risposte, gli astronomi hanno osservato la Galassia Sombrero con qualsiasi strumento disponibile da quando è stata scoperta nel 1781 dall’astronomo francese Pierre Méchain. Lo sviluppo dell’astronomia infrarossa ha aggiunto molte informazioni su di essa e il telescopio spaziale James Webb ha confermato le sue straordinarie prestazioni con nuove immagini nell’infrarosso medio catturate dallo strumento MIRI. In quella banda, è possibile vedere un disco interno uniforme laddove alle frequenze di luce visibile il telescopio spaziale Hubble vede solo il nucleo galattico molto luminoso. La differenza può essere apprezzata nell’immagine in basso (NASA, ESA, CSA, STScI, Hubble Heritage Team (STScI/AURA)).
La polvere interstellare è una sorta di mattoncino da cui parte la costruzione di oggetti più grandi perciò gli astronomi sono molto interessati alla sua distribuzione. Queste osservazioni agli infrarossi della Galassia Sombrero mostrano che nel suo disco esterno la polvere non ha una distribuzione uniforme come sembrava nelle immagini catturate dal telescopio spaziale Spitzer della NASA mostrando pre la prima volta com’è raggrumata.
Le rilevazioni dello strumento MIRI indicano anche la presenza di idrocarburi policiclici aromatici, molecole comuni nello spazio che possono indicare regioni di formazione stellare. Protostelle e stelle neonate ancora circondate da un bozzolo di gas e polvere potrebbero essere invisibili. Le frequenze infrarosse sono tra le poche che non vengono bloccate dalla polvere e ciò rende gli strumenti sensibili in questa banda elettromagnetica ancor più importanti.
Le osservazioni della Galassia Sombrero condotte con il telescopio spaziale James Webb confermano l’importanza di ottenere immagini di qualità nell’infrarosso. Combinare osservazioni in diverse bande elettromagnetiche offre maggiori informazioni, in questo caso sulla Galassia Sombrero.