È un successo la missione del nanosatellite GomX-4B

GomX-4B (Immagine ESA–G. Porter, CC BY-SA 3.0 IGO)
GomX-4B (Immagine ESA–G. Porter, CC BY-SA 3.0 IGO)

L’ESA ha annunciato il successo della missione del suo nanosatellite GomX-4B nel testare nuove tecnologie miniaturizzate che permettono a satelliti piccolissimi di orientarsi nello spazio grazie a minuscoli propulsori a butano liquido e il sistema di orientamento chiamato “star tracker” per usare strumenti come HyperScout, un sensore ottico iperspettrale. Finora i nanosatelliti di classe CubeSat erano normalmente privi di sistemi di propulsione perciò questo apre una nuova era provando che ci sono casi in cui un satellite grande come una scatola di scarpe può compiere il lavoro che finora era prerogativa di satelliti centinaia di volte più massicci con costi enormemente inferiori.

Lanciato il 2 febbraio 2018, il nanosatellite GomX-4B fa parte di un piano dell’ESA per testare tecnologie nello spazio in modo economico. Normalmente, costruire e lanciare un satellite in orbita ha costi enormi, che possono essere tranquillamente di centinaia di milioni di Euro. I CubeSat, composti da unità cubiche di 10 centimetri di lato, sono diventati in pochi anni uno standard tra i nanosatelliti che ha aperto lo spazio a molte nuove possibili applicazioni dato che è possibile lanciare piccoli strumenti a costi molto inferiori lanciandoli normalmente su un razzo, da navicelle spaziali più grandi o dalla Stazione Spaziale Internazionale.

Le limitazioni riguardano le dimensioni degli strumenti che possono alloggiare in un nanosatellite di classe CubeSat e finora nell’impossibilità di manovrare, con la conseguenza che pian piano esso scende nell’atmosfera finendo per disintegrarsi. Ora però il nanosatellite GomX-4B ha mostrato che un sistema di propulsione a butano che occupa due metà di unità cubiche può funzionare.

La spinta di questi propulsori a butano sfrutta il rilascio del propellente sotto pressione ed è di solo 1 millinewton per ognuno dei due propulsori ma è sufficiente a muovere gli 8 kg di GomX-4B. Per fare un paragone, un tipico satellite può pesare mezza tonnellata e avere propulsori a idrazina con una spinta da 1 Newton. Il butano è immagazzinato nei serbatoi sotto forma di liquido per poterli riempire il più possibile.

Propulsori a butano (Immagine cortesia Nanospace)
Propulsori a butano (Immagine cortesia Nanospace)

Per quanto riguarda gli strumenti, i satelliti per il monitoraggio ambientale tipicamente hanno macchine fotografiche con sensori ottici iperspettrali che pesano anche più di 100 kg con la conseguenza che richiedono satelliti di dimensioni normali. L’ESA ha lavorato assieme a vari partner per costruire uno strumento equivalente molto più piccolo, chiamato HyperScout.

Il nanosatellite GomX-4B è stato lanciato assieme a GomX-4A, che è molto simile ma non è dotato di propulsori. Nel corso dei test GomX-4B si è spostato con una combinazione di accensioni di varia durata e con varie direzioni per compiere i suoi lavori scientifici catturando immagini mantenendo un puntamento stabile sul territorio sotto di esso mentre comunicava con GomX-4A a distanze che hanno raggiunto i 4.500 chilometri.

La missione del nanosatellite GomX-4B è stata dichiarata un successo ma non è finita. GomSpace, il suo produttore, continuerà a gestirne i lavori. Ha già raccolto informazioni sugli effetti delle radiazioni in orbita sulle memorie dei computer e rilevazioni a lungo termine saranno utili anche per capire quale possa essere l’aspettativa di vita di satelliti come GomX-4B. I risultati già raccolti serviranno a sviluppare GomX-5, la nuova versione basata su 12 unità cubiche, un gigante tra i CubeSat ma sempre piccolissimo ed economico per gli standard dei tipici satelliti.

HyperScout (Immagine cortesia cosine Research)
HyperScout (Immagine cortesia cosine Research)

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