June 2024

In alto a sinistra un campione prelevato sull'asteroide Bennu e nei successivi riquadri viste sempre più ingrandite di un frammento che si è staccato lungo una vena luminosa che contiene fosfato, catturata al microscopio elettronico

Un articolo pubblicato sulla rivista “Meteoritics & Planetary Science” riporta i risultati dell’analisi preliminare dei campioni di materiali dell’asteroide Bennu riportati sulla Terra dalla sonda spaziale OSIRIS-REx della NASA. Un team di ricercatori che include Maurizio Pajola e Filippo Tusberti dell’INAF (Istituto nazionale di astrofisica) di Padova ha condotto analisi morfologiche e chimiche dei campioni trovandovi molto carbonio e azoto assieme a composti organici, tutti componenti davvero importanti per forme di vita di tipo terrestre.

La sorpresa è arrivata dalla scoperta di fosfato di magnesio-sodio, che non era stato rilevato dagli strumenti a bordo di OSIRIS-REx. Questo composto si forma in ambienti ricchi d’acqua e suggerisce che Bennu possa essere un frammento di un mondo primordiale che aveva un oceano. I ricercatori hanno menzionato Encelado, la luna di Saturno con un oceano sotterraneo dove è stato trovato un fosfato di sodio e suggeriscono un possibile legame con Bennu.

Sulla sinistra il pianeta Giove visto dallo strumento Near-Infrared Camera (NIRCam) del telescopio spaziale James Webb e sulla destra la Grande Macchia Rossa osservata dallo strumento Near-InfraRed Spectrograph (NIRSpec)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy” riporta l’individuazione di strutture negli strati superiori dell’atmosfera del pianeta Giove sopra la Grande Macchia Rossa, l’iconica tempesta più grande della Terra. Un team di ricercatori guidato da Henrik Melin dell’università britannica di Leicester ha usato osservazioni condotte con il telescopio spaziale James Webb per ottenere nuovi dettagli di quell’area. La sorpresa è arrivata dall’individuazione di strutture intricate che includono archi oscuri e macchie luminose nell’area osservata.

La capsula con i campioni della missione Chang-e 6 dopo l'atterraggio (Immagine cortesia CCTV)

Poco fa la capsula che trasportava i campioni lunari prelevati nel corso della missione Chang’e-6 è atterrata nella bandiera (nel senso di contea autonoma della Mongolia interna) di Dorbod (o Siziwang). Il lander con il modulo di ritorno aveva compiuto l’allunaggio quando in Cina era il 2 giugno, aveva trascorso circa due giorni a raccogliere campioni e il modulo di ritorno era decollato per trasportare i campioni in orbita e iniziare il viaggio di ritorno sulla Terra. Personale addetto al recupero ha individuato la capsula, che verrà trasportata in un laboratorio a Pechino, dove cominceranno le operazioni per aprirla senza contaminare i contenuti.

La Nebulosa Serpente osservata dal telescopio spaziale James Webb

Un articolo accettato per la pubblicazione sulla rivista “The Astrophysical Journal” riporta la prima rilevazione di getti bipolari allineati emessi da protostelle nella Nebulosa Serpente. Un team di ricercatori ha usato osservazioni condotte con il telescopio spaziale James Webb per ottenere i dettagli necessari a individuare questi getti. Tipicamente essi hanno diversi orientamenti all’interno di una regione di formazione stellare ma in questo caso sono allineati in modo quasi perfetto. Ciò suggerisce che la formazione stellare nella Nebulosa Serpente potrebbe essere in un momento unico della sua storia e fornire informazioni cruciali su questi processi.

La coppia di quasar fotografata dalla Hyper Suprime-Cam montata sul telescopio Subaru

Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal Letters” riporta la scoperta della coppia di quasar in fase di fusione più distante conosciuta. Un team di ricercatori ha combinato osservazioni del telescopio Subaru con il Gemini Nord per trovare le tracce di questa coppia di quasar che vediamo com’erano circa 900 milioni di anni dopo il Big Bang.

Studiare questa coppia di quasar può offrire nuove informazioni sull’epoca della reionizzazione, il periodo iniziato circa 400 milioni di anni dopo il Big Bang che è stato cruciale nella storia dell’universo. È l’epoca in cui l’idrogeno neutro che bloccava la luce venne ionizzato, con la conseguenza che l’universo divenne il luogo luminoso che conosciamo oggi. Un articolo accettato per la pubblicazione su una rivista della American Astronomical Society offre ulteriori analisi basate su osservazioni condotte con il radiotelescopio ALMA.