ESO

Il sistema binario b Centauri visto da SPHERE

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta la scoperta di un pianeta nel sistema binario b Centauri, il più massiccio nel quale sia stato scoperto un pianeta. Un team di ricercatori ha usato il VLT dell’ESO in Cile per individuare l’esopianeta catalogato come b Centauri (AB)b o semplicemente b Centauri b fotografandolo con lo strumento SPHERE. Si tratta di un pianeta da record anche perché ha una massa stimata in circa dieci volte quella di Giove, rendendolo uno dei più massicci conosciuti, con un’orbita che è circa cento volte più lontana dalle due stelle della distanza di Giove dal Sole. Secondo i ricercatori, è probabile che b Centauri b si sia formato in un’altra area del sistema per poi spostarsi a causa di interazioni gravitazionali.

La galassia NGC 7727 e il particolare dei suoi buchi neri supermassicci visti dal VLT

Un articolo pubblicato sulla rivista “Astronomy & Astrophysics” riporta la rilevazione di una coppia di buchi neri supermassicci nella galassia NGC 7727. Un team di ricercatori ha usato il VLT dell’ESO per condurre le osservazioni che hanno portato a una scoperta che batte due record in questo campo. I due buchi neri supermassicci costituiscono la coppia più vicina scoperta finora a circa 89 milioni di anni luce dalla Terra e sono i più vicini tra loro dato che la loro distanza è stata stimata in circa 1.600 anni luce.

Le galassie NGC 1300, NGC 1087 e NGC 3627 in alto, NGC 4254 e NGC 4303 in basso

L’ESO ha pubblicato alcune immagini create nel corso del progetto PHANGS usando lo strumento MUSE sul VLT. Si tratta di immagini di galassie nell’universo vicino nelle quali i ricercatori del progetto PHANGS hanno cercato di individuare culle stellari. Lo scopo è di ottenere risposte alle domande ancora esistenti sulla formazione delle stelle. Per questo motivo, l’indagine condotta con lo strumento MUSE è una parte di un progetto più grande che include altre indagini parallele condotte con il radiotelescopio ALMA e il telescopio spaziale Hubble.

Betelgeuse vista dallo strumento SPHERE

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta uno studio sull’affievolimento della stella Betelgeuse avvenuto tra la fine del 2019 e il primo trimestre del 2020 che aveva fatto pensare che la sua esplosione in supernova fosse imminente. Un team di ricercatori guidato da Miguel Montargès della Katholieke Universiteit Leuven, in Belgio, ha usato il VLT dell’ESO per ottenere nel dicembre 2019 immagini di Betelgeuse da confrontare con una del gennaio 2019 e con altre immagini sucessive. I risultati confermano quelli di uno studio precedente concludendo che una gigantesca massa di plasma caldissimo si è sollevata dalla superficie di Betelgeuse. Il plasma si è allontanato, raffreddandosi e trasformandosi in polvere che ha coperto pare della stella riducendone la luminosità fino a un terzo del normale.

Il sistema di SU Aurigae (mmagine ESO/Ginski et al.)

Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal Letters” riporta una ricerca sulla giovanissima stella SU Aurigae, o semplicemente SU Aur, e sul disco protoplanetario attorno ad essa. Un team di ricercatori ha utilizzato nuove osservazioni condotte con lo strumento SPHERE sul VLT combinandole con vecchie osservazioni condotte con lo strumento NaCo, sempre sul VLT, con il telescopio spaziale Hubble e con il radiotelescopio ALMA per studiare il disco. Esso possiede una sorta di coda di polvere che arriva da una nebulosa che probabilmente è il risultato di una collisione tra la stella e una nube di gas e polveri.