April 2024

Il cargo spaziale Dragon lascia la Stazione Spaziale Internazionale nella missione CRS-30 (Immagine NASA TV)

Poche ore fa la navicella spaziale Dragon di SpaceX ha concluso la sua missione CRS-30 (Cargo Resupply Service 30) per conto della NASA ammarando senza problemi al largo della costa della Florida. La Dragon aveva lasciato la Stazione Spaziale Internazionale un po’ più di 36 ore prima. Per SpaceX, era la decima missione del secondo contratto con la NASA per trasportare rifornimenti alla Stazione con la nuova versione del cargo Dragon.

Poco dopo l’ammaraggio, la nave di SpaceX è andata a recuperare la Dragon per trasportarla fino alla costa. I carichi riportati sulla Terra verranno consegnati alla NASA entro poche ore. La navicella spaziale Dragon aveva raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale il 23 marzo 2024.

La missione Shenzhou 18 al decollo su un razzo vettore Long March-2F (Foto cortesia Xinhua/Li Gang)

È arrivata la conferma che tre taikonauti cinesi della missione Shenzhou 18 hanno raggiunto la stazione spaziale cinese Tiangong con una manovra di attracco automatizzata. Erano partiti circa sei ore e mezza prima su un razzo vettore Long March-2F dal Centro di lancio satelliti di Jiuquan. Costituiscono il settimo equipaggio della stazione spaziale cinese e vi rimarranno per circa sei mesi, la durata standard per una missione.

I tre taikonauti, come i cinesi chiamano i loro astronauti, della missione Shenzhou 18 sono Ye Guangfu, Li Cong e Li Guangsu.

Un'osservazione spettroscopica condotta con lo strumento Near Infrared Spectrograph (NIRSpec) del telescopio spaziale James Webb della galassia Cosmos-11142 centrata sulla linea di emissione dell'ossigeno doppiamente ionizzato

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta l’osservazione di venti fortissimi provenienti dal buco nero supermassiccio al centro della galassia Cosmos-11142 che hanno inibito la formazione stellare al suo interno. Un team di ricercatori guidato dal professor Sirio Belli dell’Università di Bologna ha usato il telescopio spaziale James Webb per rilevare il movimento di gas neutro freddo spinto a una velocità tale da spazzare via il gas nella galassia e quindi a impedire la formazione di nuove stelle. Si tratta della prima prova di come un buco nero supermassiccio può avere quell’effetto su una galassia.

Io vista dalla sonda spaziale Juno (Immagine NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS. Image processing: Gerald Eichstädt/Thomas Thomopoulos (CC BY))

Alla European Geophysical Union General Assembly tenuta a Vienna nel corso della scorsa settimana l’investigatore principale della missione Juno della NASA, Scott Bolton, ha illustrato alcune nuove scoperte offerte dalla sonda spaziale Juno tra cui alcune riguardanti Io, la luna di Giove ricoperta di vulcani. Io è stata studiata anche da un team di ricercatori che ha usato il radiotelescopio ALMA per mappare i movimenti degli isotopi di zolfo e ricostruire il riscaldamento mareale che genera l’intensa attività vulcanica. I risultati sono stati pubblicati in un articolo sulla rivista “Journal of Geophysical Research: Planets”.

Concetto artistico dell'impatto di un pianeta nano su Plutone (Immagine cortesia Universiità di Beran. Illustrazione Thibaut Roger)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy” offre una spiegazione alla formazione del grande e profondo bacino conosciuto come Sputnik Planitia su Plutone con la sua caratteristica forma a cuore. Un team di scienziati coordinati dall’Università svizzera di Berna ha creato simulazioni al computer che indicano che la depressione profonda alcuni chilometri potrebbe essere stata generata da un impatto con un oggetto con un diametro attorno ai 700 chilometri che è avvenuto con un angolo obliquo ed è stato relativamente lento. I risultati di queste simulazioni suggeriscono anche che Plutone probabilmente non ha un oceano sotterraneo di acqua liquida, al contrario di altri studi.