Sonde spaziali

Blog che parlano di sonde spaziali: lanci e operazioni.

La capsua con i campioni dell'asteroide Bennu (Immagine NASA TV)

Poco fa i campioni prelevati sull’asteroide Bennu riportati sulla Terra dalla sonda spaziale OSIRIS-REx della NASA sono stati raccolti dal personale dell’agenzia spaziale americana nell’area del loro atterraggio, allo Utah Test and Training Range. Verranno trasportati al Johnson Space Center, la prima tappa di una serie di operazioni necessarie a processarli evitando la loro contaminazione. In questo studio, la NASA collabora con l’agenzia spaziale giapponese JAXA, che riceverà alcuni dei campioni per un confronto con quelli raccolti dalla propria sonda spaziale Hayabusa 2 sull’asteroide Ryugu e riportati sulla Terra nel dicembre 2020.

La sonda spaziale indiana Aditya-L1 al decollo (Immagine cortesia ISRO)

Poche ore fa la sonda spaziale indiana Aditya-L1 è stata lanciata dal centro spaziale Satish Dhawan su un razzo vettore PSLV-XL. Dopo circa dieci minuti si è regolarmente separata dall’ultimo stadio del razzo. In circa 109 giorni, Aditya-L1 raggiungerà il punto lagrangiano chiamato L1, a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, dove comincerà la sua missione di osservazione dell’atmosfera solare e di vari processi in atto sulla superficie del Sole. Si unirà ad altre sonde spaziali e osservatori solari contribuendo a svelare gli ultimi segreti del Sole.

Una sezione parziale del Sole fotografata dallo strumento EUV della sonda spaziale Solar Orbiter con gas a una temperatura attorno al milione di gradi Celsius

Un articolo in fase di pubblicazione sulla rivista “Astronomy & Astrophysics” riporta uno studio di quelle che sono state paragonate a stelle cadenti, osservate in dettagli mai ottenuti prima assieme alla corona solare. Un team di ricercatori coordinati dalla Northumbria University di Newcastle ha usato osservazioni condotte dalla sonda spaziale Solar Orbiter dell’ESA per studiare quelli che in realtà sono grumi di plasma che possono raggiungere una larghezza di 250 chilometri, una pioggia coronale che precipita sulla superficie del Sole. Quel lplasma si scalda fino ad alcuni milioni di gradi, uno stato che dura pochi minuti durante la caduta fino alla sua condensazione seguente al rapido calo di temperatura.

Geyser sulla superficie di Encelado (Immagine NASA/JPL/Space Science Institute)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta la scoperta di fosforo, un elemento chiave per molti processi biologici, su Encelado, la luna del pianeta Saturno che ha un oceano sotterraneo di acqua liquida. Un team di ricercatori guidato da Frank Postberg della Freie Universität Berlin, in Germania, ha analizzato dati raccolti dalla sonda spaziale Cassini resi disponibili nel Planetary Data System e in particolare quelli rilevati dallo strumento Cosmic Dust Analyzer in campioni di particelle ghiacciate emesse dai geyser di Encelado e arrivate in uno degli anelli di Saturno.

Il risultato dell’analisi è stata la scoperta di fosfati in concentrazioni almeno cento volte superiori a quelle degli oceani terrestri. Modelli geochimici suggeriscono che il fosforo potrebbe essere presente in oceani sotterranei di altre lune. Queste scoperte aumentano le probabilità che nel sottosuolo di qualcuna di quelle lune siano nate forme di vita.

Le variazioni viste agli infrarossi da un telescopio al suolo nella fascia equatoriale settentrionale di Giove tra maggio 2001 e dicembre 2011

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy” riporta una soluzione al mistero del cambiamento di colore di alcune fasce dell’atmosfera del pianeta Giove. Un team di ricercatori ha usato dati raccolti dalla sonda spaziale Juno della NASA per collegare quei cambiamenti al campo magnetico planetario. Gli scienziati conoscevano già il collegamento con le variazioni nella banda infrarossa, il che significa alla propagazione dell’energia del campo elttromagnetico, a circa 50 chilometri sotto la superficie di Giove. Questo nuovo studio porta prove che le variazioni possono a loro volta essere causate da onde prodotte dal campo magnetico planetario in profondità.