Pianeti

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Un diagramma di un'eclissi secondaria e un grafico del conseguente cambiamento della luminosità nel tempo nel sistema 55 Cancri basati sulle rilevazioni dello strumento MIRI del telescopio spaziale James Webb

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta i risultati di uno studio dell’esopianeta 55 Cancri e, formalmente chiamato Janssen, che conferma la presenza di un’atmosfera che viene ritenuta secondaria, cioè derivante da emissioni provenienti dal pianeta stesso. Un team di ricercatori coordinato dal Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA ha usato osservazioni condotte con il telescopio spaziale James Webb per rilevare le tracce di un’atmosfera che potrebbe essere ricca di monossido di carbonio o anidride carbonica.

Concetto artistico dell'impatto di un pianeta nano su Plutone (Immagine cortesia Universiità di Beran. Illustrazione Thibaut Roger)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy” offre una spiegazione alla formazione del grande e profondo bacino conosciuto come Sputnik Planitia su Plutone con la sua caratteristica forma a cuore. Un team di scienziati coordinati dall’Università svizzera di Berna ha creato simulazioni al computer che indicano che la depressione profonda alcuni chilometri potrebbe essere stata generata da un impatto con un oggetto con un diametro attorno ai 700 chilometri che è avvenuto con un angolo obliquo ed è stato relativamente lento. I risultati di queste simulazioni suggeriscono anche che Plutone probabilmente non ha un oceano sotterraneo di acqua liquida, al contrario di altri studi.

Il cratere Dantu sul pianeta nano Cerere (Immagine cortesia Maria Cristina De Sanctis et al., Communications Earth & Environment, 2024)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Communications Earth & Environment” riporta la scoperta di aree ricche di ammonio nelle celebri macchie bianche sul pianeta nano Cerere. Un team di ricercatori composto da Maria Cristina De Sanctis, Filippo Giacomo Carrozzo, Mauro Ciarniello, Simone De Angelis, Marco Ferrari, Alessandro Frigeri e Andrea Raponi dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) IAPS (Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali) di Roma e da Eleonora Ammanito dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) hanno esaminato dati raccolti dalla sonda spaziale Dawn della NASA concentrandosi sul cratere Dantu per identificare questi composti, che includono un nuovo sale di ammonio.

Alcuni dei sistemi osservati con il VLT e qui rappresentati non in scala per apparire con dimensioni simili.

Tre articoli pubblicati sulla rivista “Astronomy & Astrophysics” riportano diversi aspetti di un grande studio di 86 dischi protoplanetari localizzati in tre diverse regioni della Via Lattea. Team di ricercatori con diversi membri in comune hanno usato lo strumento SPHERE montato sul Very Large Telescope (VLT) dell’ESO in Cile all’interno dei programmi di osservazione GTO e DESTINYS. I risultati offrono un tesoro di informazioni sulla formazione planetaria nel vicinato cosmico che potrebbero portare a progressi nei modelli attuali e aiutare nuovi studi mirati.

Concetto artistico dell'esopianeta TOI-715b con la sua stella sullo sfondo (Immagine NASA / JPL-Caltech)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” riporta l’identificazione dell’esopianeta TOI-715 b in un’orbita attorno alla sua stella in una posizione che risponde alla definizione più conservativa di zona abitabile. Un team di ricercatori che include tre astronomi dell’Osservatorio di Campo Catino ha usato osservazioni condotte con il telescopio spaziale TESS della NASA confermate da altri strumenti per identificare quella che sembra una super-Terra con un raggio che circa 1,5 volte quello terrestre. Un secondo candidato esopianeta è stato scoperto che avrebbe dimensioni molto simili a quelle della Terra un po’ più lontano dalla sua stella ma servono osservazioni mirate per verificare che non si tratti di un falso positivo.