Pianeti

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Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy” riporta una possibile ricostruzione del sistema della stella nana ultrafredda TRAPPIST-1 che ha portato all’attuale configurazione dei suoi sette pianeti rocciosi. Un team di ricercatori ha esaminato le loro orbite e in particolare le loro risonanze orbitali concludendo che i pianeti si sono formati in due fasi in un disco protoplanetario diviso in due parti. Inizialmente ciò ha portato alla formazione di due sottosistemi planetari e solo successivamente vi sono state migrazioni planetarie con influenze tra vari pianeti che hanno portato alla situazione attuale.

Uno spaccato dell'interno di Marte sotto il lander InSight della NASA con lo strato superiore della crosta secco e la crosta media saturata d'acqua

Un articolo pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS)” riporta i risultati di un’analisi dei dati sismici rilevati sul pianeta Marte dal lander InSight della NASA che conclude che la crosta media marziana potrebbe essere piena d’acqua liquida che satura uno strato di roccia ignea. Vashan Wright e Matthias Morzfeld della Scripps Institution of Oceanography e Michael Manga dell’Università di Berkeley hanno utilizzato modelli simili a quelli impiegati per mappare faglie acquifere e pozzi di petrolio per cercare di capire la composizione di strati profondi del sottosuolo marziano.

La miglior spiegazione ai dati raccolti dalla missione InSight è che tra 11,5 e 20 chilometri di profondità vi sia uno strato di roccia ignea saturata da acqua liquida. La profondità rende impossibile arrivarci ma se tutta la crosta media marziana fosse fatta così, ci sarebbe una quantità di acqua tale che sulla superficie formerebbe un oceano profondo tra uno e due chilometri.

La regione di Caralis Chaos su Marte

Un’immagine catturata dalla macchina fotografica High Resolution Stereo Camera (HRSC) della sonda spaziale Mars Express dell’ESA mostra la regione del pianeta Marte chiamata Caralis Chaos. A una prima occhiata, può sembrare l’ennesima area marziana costellata di crateri e rilievi scavati dai venti ma quando il pianeta rosso era giovane ospitava il Lago Eridania, più grande di tutti i laghi terrestri. Occupava un’area di oltre un milione di chilometri quadrati che includono Atlantis Chaos, un’area vicina a Caralis Chaos. Pian piano, quel lago si prosciugò in seguito al progressivo collasso ambientale che trasformò un pianeta simile alla Terra in quello attuale.

La roccia Cheyava Falls trovata su Marte (Immagine NASA/JPL-Caltech/MSSS)

Il Mars Rover Perseverance della NASA ha scoperto una roccia che contiene firme chimiche e strutture che potrebbero essere state generate da antiche forme di vita marziane. La roccia soprannominata Cheyava Falls è stata trovata nella Neretva Vallis nel corso del viaggio di Perseverance nel cratere Jezero su Marte ed è stata esaminata con lo strumento SHERLOC (Scanning Habitable Environments with Raman & Luminescence for Organics & Chemicals). La roccia contiene composti organici tuttavia al momento non è possibile escludere che si siano formati tramite processi non biologici. Lo strumento PIXL (Planetary Instrument for X-ray Lithochemistry) ha rilevato ferro e fosfati in aloni neri presenti sulla roccia.

Le rocce che includono i cristalli gialli di zolfo puro nella Gediz Vallis su Marte (Immagine NASA/JPL-Caltech/MSSS)

Il Mars Rover Curiosity della NASA ha trovato una roccia marziana contenente cristalli di zolfo elementare, che significa che si tratta di zolfo puro. In passato nella stessa area, quella del canale della Gediz Vallis, aveva rilevato la presenza di zolfo in vari composti ma è la prima volta che viene rilevato in forma pura. Si tratta di un’anomalia al punto che la sua scoperta è stata paragonata a quella di un’oasi nel deserto. Un campo con pietre fatte di puro zolfo non dovrebbe esistere su Marte e gli scienziati che seguono l’esplorazione del Monte Sharp, al centro del Cratere Gale, da parte di Curiosity avranno altro lavoro per spiegarne la formazione.