Telescopi

Confronto tra il sistema di Kepler-452, il sistema solare e quello di Kepler-186 (Immagine NASA/JPL-CalTech/R. Hurt)

La NASA ha annunciato la scoperta del pianeta Kepler-452b effettuata usando il telescopio spaziale Kepler. Esso ha un’orbita molto simile a quella della Terra attorno a una stella molto simile al Sole. Ciò lo pone ben all’interno della zona abitabile del suo sistema solare perché la stella Kepler-452 è solo un po’ più grande e più brillante del Sole perciò se sul pianeta Kepler-452b ci fosse un’atmosfera simile a quella terrestre l’acqua potrebbe esistere nello stato liquido.

Schema dell'osservazione del buco nero supermassiccio PKS 1830-211 tramite lente gravitazionale (Immagine ESA/ATG medialab)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Physics” descrive lo studio condotto sul buco nero supermassiccio conosciuto come PKS 1830-211 usando osservazioni effettuate con i telescopi spaziali Integral dell’ESA e Fermi e Swift della NASA. La particolarità sta nel fatto che queste osservazioni hanno sfruttato un effetto di lente gravitazionale creato da una galassia per esplorare le regioni interne dell’area attorno al buco nero e i raggi gamma che provengono da essa.

Concetto artistico di una supernova con un lampo gamma di lunga durata e una magnetar (Immagine ESO)

Un articolo pubblicato su “Nature” descrive la ricerca condotta da un team internazionale guidato da Jochen Greiner del Max-Planck-Institut für extraterrestrische Physik di Garching, in Germania che ha studiato un lampo gamma rilevato il 9 dicembre 2011 dal satellite Swift della NASA e chiamato GRB 111209A. Si è trattato di un fenomeno eccezionale perché durato oltre tre ore quando in genere i lampi gamma durano da pochi secondi ad alcuni minuti. È stato il primo caso di lampo gamma associato a una supernova, chiamata SN 2011kl, che ha prodotto una magnetar, una stella di neutroni con un campo magnetico incredibilmente potente.

In alto, una rappresentazione artistica del telescopio spaziale NuSTAR (NASA/JPL-Caltech). In basso a sinistra, una delle galassie esaminate da NuSTAR (Hubble Legacy Archive, NASA, ESA). In basso a destra, rappresentazione artistica di un buco nero supermassiccio nascosto nella galassia che lo ospita (NASA/ESA)

Ieri al National Astronomy Meeting (NAM2015) della Royal Astronomical Society, al centro Venue Cymru di Llandudno, in Galles, sono state presentate le prove della scoperta di buchi neri supermassicci trovati grazie al telescopio spaziale NuSTAR (Nuclear Spectroscopic Telescope Array) della NASA. Un team internazionale diretto da astronomi dell’Università britannica di Durham ha rilevato le emissioni di raggi X ad alta energia provenienti da cinque buchi neri che prima erano nascosti da polveri e gas.

Concetto artistico del pianeta GJ 436b avvolto nella sua immensa coda mentre orbita attorno alla stella GJ 436 (Immagine NASA, ESA, and G. Bacon (STScI))

Un articolo sulla rivista “Nature” descrive una ricerca che riguarda il pianeta GJ 436b, la cui massa è simile a quella di Nettuno. Usando il telescopio spaziale Hubble, un team di astronomi guidato da David Ehrenreich dell’Osservatorio svizzero di Ginevra ha scoperto che lascia dietro di sé un’enorme coda delle dimensioni stimate di circa 50 volte quella della stella attorno a cui orbita. Si tratta di emissioni di idrogeno strappato al pianeta che lo fa sembrare un’enorme cometa.