La sonda spaziale giapponese Akatsuki è entrata nell’orbita di Venere al secondo tentativo

Concetto artistico della sonda spaziale Akatsuki nell'orbita di Venere (Immagine cortesia JAXA. Tutti i diritti riservati)
Concetto artistico della sonda spaziale Akatsuki nell’orbita di Venere (Immagine cortesia JAXA. Tutti i diritti riservati)

La JAXA, l’agenzia spaziale giapponese, ha confermato che la sua sonda spaziale Akatsuki ha compiuto con successo le manovre che l’hanno inserita nell’orbita del pianeta Venere. Queste manovre sono avvenute esattamente cinque anni dopo il fallimento del primo tentativo. L’orbita è notevolmente diversa da quella prevista per la missione e gli ingegneri della JAXA stanno la valutando con precisione per programmare alcune manovre aggiuntive. C’è comunque ottimismo riguardo alla possibilità di compiere la missione scientifica per cui Akatsuki è stata costruita.

La sonda spaziale Akatsuki, conosciuta anche come Venus Climate Orbiter (VCO) o Planet-C, è stata lanciata su un razzo vettore H-IIA 202 il 20 maggio 2010. Si tratta per molti versi di un satellite meteo specializzato per lo studio del tempo atmosferico del pianeta Venere. Il 7 dicembre 2010 doveva avvenire la manovra che, con 12 minuti di accensione del propulsore principale, serviva a frenare Akatsuki abbastanza da permetterle di entrare nell’orbita venusiana.

Secondo una ricostruzione successiva effettuata grazie ai dati telemetrici, il motore di Akatsuki ha funzionato per meno di 3 minuti per poi rimanere danneggiato dopo aver raggiunto temperature troppo elevate, probabilmente per un eccesso di ossidante nella camera di combustione.

Di conseguenza, la sonda spaziale Akatsuki non è stata catturata dalla gravità del pianeta Venere ma è rimasta in orbita attorno al Sole. Dopo l’incidente, la JAXA ha verificato che gli strumenti di bordo erano ancora funzionante e a quel punto ha cominciato a sviluppare un piano alternativo che richiedeva l’uso di altri propulsori di Akatsuki.

Un test dei motori di manovra orbitale ha accertato che avevano risentito del danno ed erano in grado di erogare solo il 10% della forza attesa. Di conseguenza, è stato necessario programmare l’uso dei propulsori di controllo dell’orientamento, un sistema indipendente ancora funzionante, per le nuove manovre. Questi propulsori usano l’idrazina e non hanno bisogno di ossidante, che di conseguenza è stato scaricato nello spazio nel 2011.

A causa dei limiti dei propulsore di controllo dell’orientamento e della posizione della sonda spaziale Akatsuki, ci sono voluti cinque anni prima di poter tentare una nuova manovra di inserimento in orbita. In realtà, quei propulsori sono stati utilizzati oltre i limiti di sicurezza ma non c’erano alternative.

L’orbita attorno a Venere raggiunta da Akatsuki è ben diversa da quella prevista in origine: è molto più ellittica e dopo gli aggiustamenti se tutto andrà bene ci vorranno nove giorni perché compia un’orbita completa. Tuttavia, ci vorrà ancora un po’ per valutare l’orbita esatta raggiunta e gli aggiustamenti possibili perché i propulsori sono stati usati in un modo molto diverso da quello per cui sono stati costruiti.

Sarà anche necessario verificare il buon funzionamento degli strumenti della sonda spaziale Akatsuki perché sono rimasti nello spazio per un tempo già superiore a quello previsto per la missione e per di più esposti alle radiazioni solari più del previsto. Nel corso del viaggio imprevisto, era stata mantenuta in ibernazione per cercare di preservarla e solo ora sarà possibile valutarne lo stato. Se Akatsuki sarà in grado di compiere la sua missione, sarà comunque una vittoria per la JAXA perché lo spazio non perdona e salvare una missione da quello che sembrava un disastro sarebbe il grande risultato dell’ingegnosità del personale della JAXA.

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