L’ESA ha pubblicato un’immagine della calotta polare settentrionale del pianeta Marte. Si tratta della composizione di 32 immagini catturate dallo strumento High Resolution Stereo Camera (HRSC) della sonda spaziale Mars Express dell’ESA durante altrettanti passaggi sopra il polo nord marziano tra il 2004 e il 2010. Quel mosaico mostra le depressioni a forma di spirale della calotta polare.
Al polo nord di Marte c’è una calotta perenne ma quando è inverno, come adesso, le temperature possono scendere sotto i -125° Celsius e circa il 30% dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera del pianeta si congeli e aggiunga un ulteriore metro di spessore ai ghiacci esistenti. Quando arriva l’estate, il (molto relativo) caldo provoca la sublimazione della maggior parte dell’anidride carbonica lasciando gli strati di ghiaccio d’acqua.
Gli scienziati pensano che i forti venti che a volte costituiscono tempeste con velocità fino a 400 km/h abbiano un ruolo importante nel creare le forme della calotta polare nel corso del tempo soffiando dal centro verso i bordi. La forza di Coriolis, la stessa che influenza gli uragani sulla Terra, provoca la curvatura delle tempeste marziane con il risultato che esse hanno scavato depressioni a forma di spirale.
La forma abbastanza regolare della calotta polare è interrotta da Chasma Boreale, un grande canyon lungo circa 500 chilometri, largo circa 100 chilometri e profondo circa 2 chilometri. Probabilmente si tratta di una formazione geologica che esisteva già prima delle forme a spirale ma non è chiaro come si sia formato. I ghiacci si depositano attorno a Chasma Boreale facendo sembrare il canyon sempre più profondo.
La calotta polare è stata oggetto di studio anche da parte della NASA, sfruttando i dati raccolti dalla sonda spaziale Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) e in particolare dai suoi strumenti MARSIS e SHARAD. Essi hanno permesso di stabilire che l’intera calotta è composta da una serie di strati individuali di ghiaccio e polvere. Essi formano una sorta di archivio del clima di Marte dell’ultimo milione di anni. Se fosse possibile prelevarne un campione come si fa sulla Terra con i ghiacci delle calotte polari sarebbe possibile effettuare studi specifici.
Gli studi dei ghiacci marziani continuano per le informazioni che possono fornire sulla storia del pianeta ma anche per capire quali contengono acqua allo stato solido che potrebbe essere utilizzata da esseri umani in future missioni. Il problema non è solo nella loro posizione ma anche nel fatto che il ghiaccio d’acqua può contenere vari sali perciò non basterà scioglierlo per usarlo.