I pianeti più esterni del sistema di TRAPPIST-1 hanno maggiori possibilità di mantenere un’atmosfera

Concetto artistico del sistema di TRAPPIST-1 (Immagine NASA/JPL-Caltech)
Concetto artistico del sistema di TRAPPIST-1 (Immagine NASA/JPL-Caltech)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences” descrive una ricerca che cerca di fornire una stima delle possibilità per i 7 pianeti del sistema della stella nana ultra-fredda TRAPPIST-1 di mantenere un’atmosfera. Un team di ricercatori ha creato simulazioni che tenessero conto delle caratteristiche del vento stellare di TRAPPIST-1 e della possibile velocità a cui l’atmosfera dei pianeti verrebbe strappata via da esso. La conclusione è che i due pianeti più esterni potrebbero mantenere un’atmosfera per miliardi di anni.

Gli entusiasmi per la conferma dell’esistenza di ben 7 pianeti rocciosi nel sistema di TRAPPIST-1 si sono progressivamente raffreddati a causa di vari studi relativi all’attività di questa stella molto piccola ma comunque molto attiva. In sostanza, violenti brillamenti e venti stellari a velocità elevatissime possono erodere l’atmosfera dei suoi pianeti. La situazione è resa peggiore rispetto ad altri sistemi stellari dal fatto che i pianeti sono molto vicini alla loro stella con la conseguenza che subiscono il pieno impatto di quei fenomeni.

Questa nuova ricerca aveva lo scopo di fornire una stima delle possibilità per i vari pianeti di TRAPPIST-1 di mantenere la loro atmosfera a lunghissimo termine, per tempi dell’ordine di miliardi di anni. Questo criterio è stato adottato perché alla fine la domanda più importante che tutti si stanno ponendo è se qualcuno di quei pianeti sia potenzialmente abitabile e forme di vita sulla loro superficie simili a quelle terrestri sono associate a un’atmosfera stabile.

Il risultato delle simulazioni è che i due pianeti più esterni, TRAPPIST-1g e TRAPPIST-1h, sono abbastanza lontani da poter mantenere un’atmosfera per tempi molto lunghi. Secondo stime precedenti, TRAPPIST-1g è all’interno dell’area abitabile del suo sistema e ciò vuol dire che è tra quelli che hanno maggiori probabilità di avere acqua liquida sulla sua superficie. La presenza di un’atmosfera aumenterebbe notevolmente quelle probabilità.

Gli autori di questa ricerca sono i primi a essere cauti avvertendo che ci sono ancora molti fattori sconosciuti e supposizioni che hanno influenzato le loro simulazioni. Cambiando i parametri è possibile che i risultati cambino in maniera significativa ma in mancanza di rilevazioni dirette le approssimazioni sono inevitabili.

Il sistema TRAPPIST-1 è straordinario per le sue caratteristiche e a una distanza di quasi 40 anni luce dalla Terra è nel vicinato dal punto di vista astronomico perciò permette di effettuare molti studi. Allo stesso tempo, mostra quanto lo studio degli esopianeti sia ancora in una fase iniziale con modelli che vengono continuamente rivisti.

Studi di questo tipo richiedono tempo per essere approfonditi adeguatamente raccogliendo più informazioni possibili per cercare di limitare le supposizioni. Le ricerche sul sistema di TRAPPIST-1 compiute nel corso del 2017 saranno utili per quelle successive e forse anche per ricerche su altri sistemi stellari ma raccogliere più dati è indispensabile. Le osservazioni continueranno, ancor di più quando saranno disponibili nuovi strumenti.

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