Un violentissimo brillamento da una stella neonata

Concetto artistico di stella durante un violento brillamento (Immagine Casey Reed/NASA)
Concetto artistico di stella durante un violento brillamento (Immagine Casey Reed/NASA)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” riporta la rilevazione di un potente brillamento stellare generato dalla giovanissima stella catalogata come NGTS J121939.5-355557 o più semplicemente come NGTS J1219-3555. Un team di astronomi ha usato l’array di telescopi Next-Generation Transit Survey (NGTS) in Cile per osservare un evento raro che potrebbe essere importante per la formazioni di esopianeti in un sistema ancora in fase di formazione.

Lontana circa 685 anni luce dalla Terra, la stella NGTS J121939.5-355557 è un po’ più piccola del Sole e ha un’età stimata a circa 2 milioni di anni. Ciò significa che è talmente giovane che non ha ancora completato la sua formazione ed è per questo che viene definita pre-sequenza principale dato che non è ancora entrata nella fase principale della sua vita, che probabilmente durerà parecchi miliardi di anni. In questa situazione, anche una piccola stella può avere violentissimi brillamenti, fenomeni davvero esplosivi che seguono gli assestamenti del suo campo magnetico e hanno come conseguenza quella che in gergo è chiamata emissione di massa coronale accompagnata da forti radiazioni elettromagnetiche.

James Jackman, studente di dottorato all’Università britannica di Warwick, ha usato l’NGTS all’interno di un progetto di ricerca di fenomeni esplosivi in stelle diverse dal Sole. Questo array è stato progettato per cercare esopianeti ma le osservazioni di centinaia di migliaia di stelle possono risultare utili anche per altri scopi, come quello che ha portato a questa scoperta.

I dati utilizzati per questa ricerca sono stati rilevati tra il 28 novembre 2015 e il 4 agosto 2016. Il brillamento della stella NGTS J121939.5-355557 è stato rilevato il 31 gennaio 2016. Per alcune ore la stella è diventata fino a sette volte più brillante del normale. Per l’analisi di queste osservazioni sono stati utilizzati anche dati da altre fonti come la Data Release 2 (DR2) della sonda spaziale Gaia dell’ESA pubblicata nell’aprile 2018.

I brillamenti solari sono poca cosa se confrontati con quello proveniente dalla stella NGTS J121939.5-355557 perciò questa ricerca ha permesso di raccogliere nuove informazioni su brillamenti estremi. Una delle caratteristiche interessanti che sono state rilevati è in pulsazioni quasi periodiche multimodali, strutture consistenti in oscillazioni dell’intensità del brillamento che sono comuni in quelli solari ma relativamente rari nelle stelle studiate.

Capire i brillamenti stellari potrà fornire una migliore comprensione di quelli solari ma nel caso di una stella neonata circondata da un disco protoplanetario un fenomeno così violento potrebbe avere un’influenza importante sulla nascita di nuovi pianeti. In particolari i raggi X emessi nel brillamento possono influenzare la formazione di “condruli”, grani fusi di polveri ricchi di calcio e alluminio, presenti in quel tipo di disco. Essi si uniscono in asteroidi che alla fine formano i pianeti.

Il problema è capire se un brillamento di tale violenza possa essere vantaggioso per la formazione planetaria o se invece la disturbi. L’osservazione di una stella così giovane, che ancora non ha pianeti formati, potrebbe aiutare a fornire risposte anche se quel processo dura milioni di anni. Il professor Peter Wheatley, supervisore di James Jackman e tra gli autori della ricerca, ha sottolineato il fatto che questo tipo di attività dovrà essere tenuta in considerazione dagli astronomi nello studio della formazione dei pianeti. Ha anche menzionato le radiazioni ultraviolette, necessarie ad alcune reazioni chimiche alla base della nascita di forme di vita.

I ricercatori hanno sottolineato l’importanza di una ricerca ad ampio raggio per studiare questi fenomeni, anche se i brillamenti più comuni sono decisamente meno violenti di quello proveniente dalla stella NGTS J121939.5-355557. Capire i loro meccanismi potrebbe, tra le altre cose, aiutare a trovare i sistemi stellari dove ci sono maggiori probabilità che pianeti rocciosi ospitino forme di vita.

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