Al 72° meeting della divisione di fluidodinamica della American Physical Society, tenuta nei giorni scorsi a Seattle, Philip Marcus dell’Università della California a Berkeley ha presentato uno studio sulla Grande Macchia Rossa di Giove. Secondo recenti ricerche, essa si sta rimpicciolendo ma secondo questo nuovo studio basato su fotografie e simulazioni al computer si tratta in realtà di un’impressione dovuta a nuvole che ne coprono una parte.
Philip Marcus e altri ricercatori hanno usato osservazioni della Grande Macchia Rossa compiute durante il maggio e giugno 2019 di cui l’immagine (Cortesia Chris Go. Tutti i diritti riservati) mostra alcuni esempi. Durante quel periodo sembrava che le nuvole sopra la Macchia si stessero sfaldando e ciò è stato considerato un’ulteriore prova del rimpicciolimento di quella grande tempesta. Invece, secondo questo nuovo studio ciò riguarda solo le nubi sopra la Macchia senza influenzare le sue dimensioni.
Le immagini della Grande Macchia Rossa sono state esaminate e sono state compiute simulazioni al computer basate sulla fisica dei fluidi per riprodurre i movimenti di nubi, cicloni e vortici in quell’area. Philip Marcus e i suoi colleghi si sono convinti che stanno vedendo normali fenomeni di sfaldamento di nubi che appaiono rosse per l’esposizione alle emissioni solari subita sopra la tempesta. Secondo i ricercatori, si tratta di fenomeni naturali dovuti allo scontro con i cicloni che crea punti di stagnazione dove la velocità si ferma bruscamente per poi riprendere per muoversi in direzioni diverse. Questi punti indicano dove una nube che si avvicina si è sfaldada e ha creato le formazioni osservate. Sotto quelle nubi, la Macchia potrebbe non essersi rimpicciolita.
Una circolazione secondaria, guidata da riscaldamento e raffreddamento sopra e sotto il vortice, potrebbero permettere alla Grande Macchia Rossa di continuare a esistere per secoli, combattendo il decadimento della sua energia a causa della perdita di viscosità, turbolenza e calore. Nel maggio e giugno 2019 piccoli vortici sono stati creati a nord-est della Macchia e successivamente alcuni di essi si sono uniti alla tempesta, un fenomeno che non implica che sta scomparendo.
Nel commentare il futuro della Grande Macchia Rossa, Philip Marcus ha fatto un paragone citando lo scrittore Mark Twain che, dopo aver appreso della pubblicazione errata del suo necrologio, dichiarò che la notizia della sua morte era decisamente esagerata. Altri studi seguiranno sicuramente per capire meglio cosa sta succedendo a quello che tecnicamente è un anticiclone.
La sonda spaziale Juno della NASA, che sta studiando Giove dalla sua orbita, può compiere rilevazioni sotto la sua superficie e l’11 luglio 2017 ha già compiuto un volo ravvicinato che ha permesso di studiare la Grande Macchia Rossa. In futuro potrebbe raccogliere altri dati su uno dei tratti più caratteristici del pianeta per capire quale sarà davvero il suo futuro.
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