Il deflusso più carico di energia mai rilevato da un quasar era nascosto in bella vista

Concetto artistico del quasar SDSS J135246.37+423923.5 e della galassia che lo ospita
Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal” riporta la scoperto del deflusso più carico di energia proveniente da un quasar lontano, per la precisione da quello catalogato come SDSS J135246.37+423923.5. Un team di ricercatori ha utilizzato il telescopio Gemini Nord alle Hawaii per compiere le osservazioni necessarie ed è stato necessario impiegare un nuovo sistema di modellazione al computer per interpretare quella che è stata definita una tempesta extragalattica nascosta in bella vista per 15 anni. Il deflusso, una sorta di vento cosmico, viaggia a una velocità che è quasi il 13% di quella della luce con un forte impatto sulla formazione stellare nella galassia che ospita il quasar.

Distante circa 10 miliardi di anni luce dalla Terra, il quasar SDSS J135246.37+423923.5 è alimentato da un buco nero supermassiccio la cui massa è stata stimata in circa 8,6 miliardi di volte quella del Sole, circa 2.000 volte quella del buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea. Si tratta di una massa davvero enorme anche per un oggetto così estremo e la sua fortissima gravità riscalda i materiali che orbitano attorno ad esso in notevoli quantità attorno ad esso al punto che emettono radiazioni elettromagnetiche talmente intense da essere visibili anche da quella distanza.

Il telescopio Gemini Nord alle Hawaii è uno dei due telescopi dell’Osservatorio Gemini, gestito dal National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory (NOIRLab) della National Science Foundation (NSF) degli USA. Il Gemini Nord è dotato dello strumento Gemini Near-Infrared Spectrograph (GNIRS), che ha permesso di ottenere una vista chiara del quasar SDSS J135246.37+423923.5, un’operazione che era resa difficile proprio dal deflusso, che è talmente spesso da filtrare lunghezze d’onda come quelle della luce visibile.

Le osservazioni spettrografiche agli infrarossi sono state unite a un nuovo modello al computer che ha permesso di interpretare i dati raccolti fornendo la sorprendente velocità del deflusso. Circa 38.000 km/s costituiscono circa il 13% della velocità della luce, una velocità elevatissima per quella sorta di vento carico di energia. L’astronoma Sarah Gallagher della Western University in Canada, che ha diretto le osservazioni, ha spiegato che in passato sono stati osservati venti ad alta velocità in quasar ma erano sottili mentre questo spazza via una quantità notevole di massa a velocità incredibili, al punto che i ricercatori non sanno come il quasar possa lanciare qualcosa del genere.

L’immagine (International Gemini Observatory/NOIRLab/NSF/AURA/P. Marenfeld) mostra a sinistra un concetto artistico della porzione centrale della galassia che ospita il quasar SDSS J135246.37+423923.5 vista a lunghezze d’onda ottiche. Venti spessi oscurano la nostra vista del deflusso proveniente dal suo nucleo. Sulla destra lo stesso concetto artistico illustra la vista a lunghezze d’onda infrarosse, quelle rilevate dallo strumento GNIRS. In quel caso, lo spesso deflusso è trasparente offrendo una chiara vista del quasar. Lo spettro infrarosso mostra anche lo spostamento verso il rosso, che ha permesso di calcolare la velocità del deflusso.

Hyunseop (Joseph) Choi dell’Università dell’Oklahoma, primo autore dell’articolo, ha spiegato che non sappiamo quanti oggetti straordinari come SDSS J135246.37+423923.5 esistano nei cataloghi di quasar perché generalmente i software automatizzati li identificano da forti emissioni o dal colore blue, due proprietà che il quasar studiato dal suo team non mostrava. Potrebbero esserci altri quasar con potentissimi deflussi nascosti in varie indagini.

Questa ricerca è importante perché il deflusso generato dal quasar SDSS J135246.37+423923.5 è talmente potente da spazzare via il gas nelle nubi che costituiscono le culle di nuove stelle, inibendone la formazione. Si tratta di una forte influenza sulla galassia che ospita il quasar. L’influenza dei buchi neri supermassicci sulle loro galassie è un argomento di ricerca importante negli ultimi anni.

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