Dettagliate osservazioni del disco protoplanetario che circonda la giovanissima stella V1295 Aquilae

Il sistema di V1295 Aquilae con il suo disco protoplanetario visto a un mese di distanza dall'array interferometrico del CHARA
Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal” riporta uno studio basato sulle più dettagliate immagini ottenute finora del disco protoplanetario che circonda la giovanissima stella V1295 Aquilae. Un team di ricercatori ha usato l’array del CHARA, il più grande interferometro ottico e infrarosso del mondo, per ottenere in particolare immagini dell’area interna del disco protoplanetario con dettagli mai visti prima. Nonostante ciò, i risultati hanno portato più domande che risposte perché hanno confermato la presenza di strutture nel disco ed emissioni riportate da studi precedenti ma le loro caratteristiche non hanno ancora spiegazioni complete.

Conosciuta anche come HD 190073 e con altre designazioni in vari cataloghi, V1295 Aquilae è una stella con un’età stimata in circa centomila anni. In termini astronomici, è una stella neonata, al punto da non aver ancora completato la sua fase di formazione. Per questo motivo, è classificata nella classe Be di Herbig che comprende stelle in una fase precedente alla sequenza principale in cui trascorreranno la loro vita.

La massa di V1295 Aquilae è stata stimata in circa sei volte quella del Sole e questa stella è estremamente luminosa, circa novecento volte il Sole. A causa della presenza di un disco protoplanetario e di altro gas e polveri che la circondano, le emissioni che raggiungono la Terra sono particolarmente forti negli infrarossi.

Molti dischi protoplanetari, in alcuni casi con pianeti in fase di formazione, sono conosciuti ma può essere difficile studiarli. Telescopi ottici e radiotelescopi sensibili alle onde millimetriche possono non avere una risoluzione sufficiente a ottenere in particolare immagini delle aree interne di quei dischi. Il sistema di V1295 Aquilae è uno di quei casi e l’interferometro del CHARA (Center for High Angular Resolution Astronomy) ha offerto un notevole aiuto.

Il CHARA ha il più grande interferometro sensibile a frequenze ottiche e nell’infrarosso vicino del mondo, costituito da sei telescopi che lavorano assieme offrendo una sensibilità paragonabile a quella di un telescopio con uno specchio da 330 metri.

L’immagine (Cortesia Michigan Astronomy. Tutti i diritti riservati) mostra il sistema di V1295 Aquilae con il suo disco protoplanetario visto a un mese di distanza dall’array interferometrico del CHARA. La regione interna mostra strutture che potrebbero essere in rotazione e confermano emissioni già rilevate in precedenti studi di questo disco protoplanetario.

Precedenti studi del sistema di V1295 Aquilae come Gemini-LIGHTS avevano rilevato la presenza di quello che potrebbe essere un pianeta in fase di formazione. Questo nuovo studio conferma che ci sono strutture nel disco protoplanetario ma le risposte sono solo parziali e portano ad altre domande. Le stranezze delle caratteristiche delle strutture e delle emissioni sono legate ai modelli di formazione ed evoluzione dei dischi protoplanetari.

Anche le rilevazioni interferometriche potrebbero essere non sufficientemente precise da offrire risultati del tutto corretti. Un’altra possibilità è che processi che non sono stati rilevati siano in atto nella parte esterna del disco. Questi limiti potrebbero essere anche il motivo per cui non è stata trovata una spiegazione alle emissioni di radiazioni, di cui il 15% proviene dalla zona interna del disco.

Riuscire a studiare l’area interna di un disco protoplanetario è un passo in avanti ma questo nuovo studio del sistema di V1295 Aquilae dimostra che c’è ancora molto da scoprire. I ricercatori intendono continuare a studiare questo disco protoplanetario per raccogliere nuovi dati che potrebbero portare a stime migliori delle caratteristiche delle strutture e della quantità di radiazioni emesse per ottenere risposte più precise.

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