Massimo Luciani

La cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko il 18 ottobre 2015 (Foto ESA/Rosetta/NavCam)

Un articolo appena pubblicato sulla rivista “Nature” descrive la scoperta di molecole di ossigeno nella chioma della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Si tratta di una scoperta sorprendente e non a caso è la prima volta che questa presenza viene rilevata in una cometa perché l’ossigeno molecolare è molto reattivo perciò tende a combinarsi ad esempio con l’idrogeno per formare acqua. Si tratta di ossigeno “sopravvissuto” fin dai tempi della formazione del sistema solare.

Rappresentazione artistica di una gigante rossa con un campo magnetico interno (Immagine cortesia Rafael A. García (SAp CEA), Kyle Augustson (HAO), Jim Fuller (Caltech) & Gabriel Pérez (SMM, IAC), Photograph from AIA/SDO)

Un articolo pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista “Science” descrive una ricerca che ha usato la tecnica dell’astrosismologia per stimare l’intensità dei campi magnetici nelle vicinanze dei nuclei di alcune giganti rosse. Ciò ha permesso di stabilire che la loro intensità può essere anche 10 milioni di volte superiore al campo magnetico della Terra. È la prima volta che gli scienziati sono riusciti a indagare all’interno di questo tipo di stella.

La cometa Lovejoy o C/2014 Q2 fotografata il 12 febbraio 2015 (Foto cortesia Fabrice Noel)

Un articolo appena pubblicato sulla rivista “Science Advances” descrive una ricerca sulla cometa Lovejoy, catalogata come C/2014 Q2. Un team di di ricercatori guidato da Nicolas Biver dell’Observatoire de Meudon, in Francia, ha analizzato i composti emessi assieme all’acqua quando la cometa è passata vicino al sole, il 30 gennaio 2015, e ha scoperto 21 diverse molecole organiche tra cui alcol etilico e glicolaldeide, uno zucchero semplice.

L'ammasso galattico MACS J0416.1–2403 osservato dal telescopio spaziale Hubble (Immagine NASA, ESA and the HST Frontier Fields team (STScI))

Un team internazionale di astronomi guidato da Hakim Atek dell’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna, in Svizzera, ha utilizzato il telescopio spaziale Hubble per osservare oltre 250 galassie nane che esistevano tra i 600 e i 900 milioni di anni dopo il Big Bang. Si tratta di uno dei più vasti campioni di galassie nane scoperte finora risalenti a un’epoca così remota e ci permette di dare un’occhiata all’universo quando era molto giovane fornendoci informazioni utili a capire la sua evoluzione.

Rappresetnazione artistica della coppia VFTS 352 (Immagine ESO/L. Calçada)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Astrophysical Journal” descrive una ricerca su una coppia di stelle davvero particolare. Il sistema binario chiamato VFTS 352 è infatti composto da due stelle che si toccano e queste stelle sono le più grandi finora scoperte in questa situazione. Un team internazionale di astronomi ha usato il VLT (Very Large Telescope) dell’ESO per osservare questa stella doppia, anche per cercare di capire che tipo di evoluzione potrebbe avere.