Telescopi

A sinistra, la galassia J0702+5002, che secondo i ricercatori non è il tipo causato da una fusione. A destra, la galassia J1043+3131 che invece è ritenuta un candidato per quel tipo di galassia (Immagine Roberts, et al., NRAO/AUI/NSF)

Mentre nel campo dell’astrofisica si sta ancora parlando di una coppia di buchi neri supermassicci che in futuro si scontreranno, una nuova ricerca suggerisce che queste situazioni siano più rare del previsto. Un team di astronomi guidato da David Roberts della Brandeis University ha analizzato dati raccolti con il VLA (Very Large Array) per esaminare i casi in cui possibili fusioni tra galassie hanno portato i buchi neri supermassicci al loro centro a formare una coppia. La conclusione è che in molti casi la fusione tra galassie è solo apparente.

Il team Mopra di fronte al radiotelescopio Mopra (Foto cortesia team Mopra. Tutti i diritti riservati)

Il telescopio Mopra, con i suoi 22 metri di diametro e la suite di strumenti specializzati, è l’unico in grado di mappare rapidamente ampie aree del cielo. Il nome deriva da una formazione geologica nelle vicinanze, nell’area vicina a Coonabarabran, nella Nuova Galles del Sud, in Australia. La sua chiusura è stata decisa in seguito a forti tagli di budget da parte del governo federale australiano ma una raccolta fondi su Kickstarter potrebbe salvarlo.

Il satellite Astro-E2, poi diventate Suzaku, durante la fase di test (Foto NASA)

Nei giorni scorsi, l’osservatorio spaziale giapponese Suzaku è stato disattivato. Il 26 agosto 2015 la JAXA, l’agenzia spaziale giapponese, aveva comunicato la decisione di terminare la missione di questo satellite specializzato nell’astronomia per i raggi X. Le comunicazioni tra il centro controllo missione e Suzaku erano diventate intermittenti dal 1 giugno 2015 e la JAXA, dopo aver tentato di ripristinarle, ha deciso di iniziare le procedure di disattivazione.

Composizione a varie lunghezze d'onda dell'immagine dell'ammasso galattico Abell 1033 e dell'area circostante (Immagine NASA/CXC/Univ of Hamburg/F. de Gasperin et al; Optical: SDSS; Radio: NRAO/VLA)

Un articolo sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” descrive una ricerca sull’ammasso galattico Abell 1033. Combinando dati raccolti dall’osservatorio per i raggi X Chandra della NASA, dal Westerbork Synthesis Radio Telescope nei Paesi Bassi, dal Very Large Array (VLA) e quelli dell’investigazione Sloan Digital Sky Survey (SDSS), un team di astronomi ha ricostruito la storia di una nube di elettroni al centro dell’ammasso. Essa si è riaccesa dopo una collisione cosmica e per questo è stata paragonata alla mitica fenice.

Vista ai raggi X dell'area centrale della Via Lattea (Immagine ESA/XMM-Newton/G. Ponti et al. 2015)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” descrive una ricerca sulla regione centrale della Via Lattea. Utilizzando l’osservatorio spaziale per i raggi X XMM-Newton dell’ESA, un team di scienziati del Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics (MPE) guidato dal dottor Gabriele Ponti ha rivelato i processi più intensi in corso al centro della galassia.