Pianeti

La Terra e concetti artistici che mostrano l'esopianeta Gliese 12 b in diverse possibili versioni che vanno dall'assenza di atmosfera a un'atmosfera molto densa come quella di Venere

Due articoli, uno pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” e uno su “The Astrophysical Journal Letters”, riportano conferme indipendenti della scoperta dell’esopianeta Gliese 12 b, che ha dimensioni molto vicine a quelle della Terra ma orbita attorno a una nana rossa che ha massa e dimensioni che sono attorno a un quarto di quelle del Sole. Due team di ricercatori hanno usato osservazioni condotte dal telescopio spaziale TESS della NASA e conferme ottenute con altri strumenti per verificare l’esistenza di Gliese 12 b. Le informazioni disponibili non rivelano se abbia un’atmosfera ma vari fattori lo rendono un buon candidato per ricerche mirate con il telescopio spaziale James Webb.

Rappresentazione artistica dell'esopianeta WASP-193b

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy” riporta l’individuazione dell’esopianeta WASP-193 b, un gigante gassoso il cui diametro è circa una volta e mezzo quella di Giove ma con una massa che è solo un settimo di quella di Giove. Un team di ricercatori guidato da Khalid Barkaoui dell’Università di Liegi, in Belgio, ha usato il telescopio WASP-Sud della collaborazione Wide Angle Search for Planets (WASP) per individuare WASP-193 b per poi studiarne le caratteristiche con altri strumenti. La combinazione tra massa è densità di questo esopianeta è davvero difficile da spiegare dato che nessuna teoria sulla formazione planetaria porta a un pianeta come questo.

Un diagramma di un'eclissi secondaria e un grafico del conseguente cambiamento della luminosità nel tempo nel sistema 55 Cancri basati sulle rilevazioni dello strumento MIRI del telescopio spaziale James Webb

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta i risultati di uno studio dell’esopianeta 55 Cancri e, formalmente chiamato Janssen, che conferma la presenza di un’atmosfera che viene ritenuta secondaria, cioè derivante da emissioni provenienti dal pianeta stesso. Un team di ricercatori coordinato dal Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA ha usato osservazioni condotte con il telescopio spaziale James Webb per rilevare le tracce di un’atmosfera che potrebbe essere ricca di monossido di carbonio o anidride carbonica.

Concetto artistico dell'impatto di un pianeta nano su Plutone (Immagine cortesia Universiità di Beran. Illustrazione Thibaut Roger)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy” offre una spiegazione alla formazione del grande e profondo bacino conosciuto come Sputnik Planitia su Plutone con la sua caratteristica forma a cuore. Un team di scienziati coordinati dall’Università svizzera di Berna ha creato simulazioni al computer che indicano che la depressione profonda alcuni chilometri potrebbe essere stata generata da un impatto con un oggetto con un diametro attorno ai 700 chilometri che è avvenuto con un angolo obliquo ed è stato relativamente lento. I risultati di queste simulazioni suggeriscono anche che Plutone probabilmente non ha un oceano sotterraneo di acqua liquida, al contrario di altri studi.

Il cratere Dantu sul pianeta nano Cerere (Immagine cortesia Maria Cristina De Sanctis et al., Communications Earth & Environment, 2024)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Communications Earth & Environment” riporta la scoperta di aree ricche di ammonio nelle celebri macchie bianche sul pianeta nano Cerere. Un team di ricercatori composto da Maria Cristina De Sanctis, Filippo Giacomo Carrozzo, Mauro Ciarniello, Simone De Angelis, Marco Ferrari, Alessandro Frigeri e Andrea Raponi dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) IAPS (Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali) di Roma e da Eleonora Ammanito dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) hanno esaminato dati raccolti dalla sonda spaziale Dawn della NASA concentrandosi sul cratere Dantu per identificare questi composti, che includono un nuovo sale di ammonio.