Il mistero della silice su Marte diventa sempre più fitto

L'area chiamata "Bridger Basin" che include gli obiettivi della ricerca del Mars Rover Curiosity chiamati "Big Sky" e "Greenhorn" (Immagine NASA/JPL-Caltech/MSSS)
L’area chiamata “Bridger Basin” che include gli obiettivi della ricerca del Mars Rover Curiosity chiamati “Big Sky” e “Greenhorn” (Immagine NASA/JPL-Caltech/MSSS)

Il Mars Rover Curiosity sta trovando molte rocce ricche di silice, un composto formato da silicio e ossigeno, in un’area del Monte Sharp su Marte che sta esplorando da alcuni mesi. Qualche mese fa la scoperta di quel tipo di rocce era stata una sorpresa, tanto che i responsabili della missione avevano modificato il programma di ricerca di Curiosity per effettuare analisi più approfondite. Quella decisione ha portato alla scoperta di altre rocce ricche di silice e a ulteriori studi per cercare di spiegarne la presenza.

La presenza di tutta quella silice è sorprendente a causa dei possibili modi in cui una tale quantità può formarsi. Un modo consiste nella separazione di uno o più componenti solubili da una massa solida tramite un acido, un processo chiamavo tecnicamente lisciviazione. Una sostanza che può provocare tale reazione è acqua acidica mentre acqua neutrale o contenente sostanze che la rendono alcalina può trasportare silice dissolta che verrebbe depositata dalla soluzione.

In sostanza, la presenza di acqua nell’area può essere stata determinante per formare una concentrazione di silice mai vista finora su Marte. In alcune rocce, la silice costituisce addirittura il 90% della loro composizione. La conseguenza è che ci potrebbero essere interi blocchi di quarzo, uno dei minerali che sulla Terra sono comuni forme di silice.

Nel passato, il Mars Rover Spirit aveva rilevato segni di acidità solforica in un’area molto lontana dal Monte Sharp. Ciò aggiunge comunque altre possibilità di formazione della silice. Gli ultimi mesi di analisi stanno fornendo pochissime certezze che sono sorprendenti e di conseguenza molte domande.

Il Mars Rover Curiosity ha cominciato a trovare quantità notevoli di silice nelle rocce dell’area chiamata “Marias Pass” e ancora in settembre e ottobre nell’area chiamata “Bridger Basin”. La distanza tra le due aree è di alcune centinaia di metri e ciò significa che la silice è abbondante in un’area molto ampia.

In queste aree parecchie rocce sono state analizzate utilizzando vari strumenti del Mars Rover Curiosity. Le rilevazioni effettuate dagli strumenti Chemistry & Camera (ChemCam) e Dynamic Albedo of Neutrons (DAN) sono state seguite da studi più dettagliati effettuati con lo spettrometro APXS (Alpha Particle X-ray Spectrometer) e la macchina fotografica MAHLI (Mars Hand Lens Imager).

Il mistero è reso ancora più complesso dalla scoperta di una forma di silice chiamata tridimite, un biossido di silicio. Sulla Terra la tridimite è rara e si trova nelle rocce vulcaniche recenti, dove si forma grazie a temperature elevatissime. Il Mars Rover Curiosity ha invece trovato tridimite nell’area chiamata “Marias Pass” che si ritiene sia stata formata da depositi sul letto di un antico lago.

Sulla Terra, il magma vulcanico può evolvere diventando ricco di silice. È possibile che su Marte sia avvenuto un fenomeno analogo portando anche alla formazione di tridimite. La presenza di silice è legata alla storia geologica dell’area perciò questo studio è diventato rapidamente una priorità e continuerà a essere portato avanti.

Quando le rocce ricche di silice erano state scoperte per la prima volta Roger Wiens, del Los Alamos National Laboratory, responsabile scientifico dello strumento ChemCam, aveva fatto notare che non si sa mai cosa aspettarsi su Marte. Le sue parole sono state confermate con la scoperta di un’area che è molto diversa da tutto ciò che il Mars Rover Curiosity aveva trovato nei primi due anni della sua missione.

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