La memoria nell’umidità del suolo misurata dal satellite SMAP

Mappa globale dell'umidità del suolo (Immagine MIT/NASA/JPL-Caltech)
Mappa globale dell’umidità del suolo (Immagine MIT/NASA/JPL-Caltech)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Geoscience” descrive un’analisi dei dati raccolti durante il primo anno della missione del satellite SMAP della NASA. I risultati sono stati sorprendenti, in particolare perché i dati riguardanti lo strato superficiale del suolo ha una sorta di memoria delle anomalie meteorologiche, più di quanto si potesse pensare dai modelli teorici o dalle rilevazioni incomplete effettuate prima di questa missione.

Il satellite SMAP (Soil Moisture Active Passive) è stato lanciato il 31 gennaio 2015 con lo scopo di monitorare l’umidità nello strato superficiale del suolo, per essere precisi 5 centimetri. Si tratta di uno strato sottile eppure è fondamentale perché è quello in cui cresce la vegetazione, incluso il nostro cibo. L’umidità in quello strato rappresenta una piccolissima parte dell’acqua esistente sulla Terra ma è fondamentale per le piante.

La completezza e la continuità del monitoraggio dell’umidità da parte del satellite SMAP sono di gran lunga i migliori mai ottenuti. Ora ciò ha permesso di effettuare le prime valutazioni attraverso l’analisi dei dati raccolti durante il primo anno di missione ed essi saranno utili nel perfezionare modelli climatici, nelle previsioni del tempo e nel monitoraggio delle attività agricole.

Il team del MIT e del JPL della NASA che ha effettuato l’analisi ha avuto qualche sorpresa. Quella maggiore è stata data dall’effetto memoria per le anomalie meteorologiche. Per la prima volta grazie a queste rilevazioni globali è stato possibile quantificare questo tipo di effetto.

In pratica, quando le piogge sono più forti o meno forti del normale i loro effetti hanno una persistenza maggiore del previsto, durando per qualche giorno invece che solo per qualche ora. Mediamente, circa un settimo della quantità di pioggia caduta è ancora presente in quei 5 centimetri di suolo tre giorni dopo la caduta e la persistenza è maggiore nelle regioni più secche.

L’analisi ha mostrato anche un effetto feedback che può amplificare gli effetti di siccità e inondazioni. Quando l’umidità evapora dal suolo bagnato lo rinfresca durante questo processo ma quando il suolo diventa troppo secco quest’effetto diminuisce e ciò può portare a un tempo più caldo e ondate di caldo che peggiorano la siccità. Si tratta di un tipo di effetti ipotizzati ma mai osservati direttamente prima d’ora.

Si tratta di scoperte importanti che permetteranno di migliorare sensibilmente vari modelli climatici. A due anni dal lancio, il satellite SMAP conferma quanto la sua missione sia cruciale per comprendere meglio una serie di fenomeni in atto sul pianeta che hanno effetti diretti sulla vita dei suoi abitanti. Sicuramente i prossimi studi forniranno altri risultati almeno altrettanto utili.

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