30 anni dopo la supernova SN 1987A

La supernova SN 1987A al centro (Immagine NASA, ESA, R. Kirshner (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics and Gordon and Betty Moore Foundation), and M. Mutchler and R. Avila (STScI))
La supernova SN 1987A al centro (Immagine NASA, ESA, R. Kirshner (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics and Gordon and Betty Moore Foundation), and M. Mutchler and R. Avila (STScI))

Nei giorni scorsi sull’isola di La Réunion è stato tenuto un meeting per celebrare il 30° anniversario dell’avvistamento della supernova 1987A (SN 1987A), la più luminosa degli ultimi quattro secoli e per questo motivo un evento storico per l’astronomia moderna. Per queste celebrazioni gli scienziati dei telescopi spaziali Hubble e Chandra hanno scelto un’animazione derivata dal modello di un team di astrofisici dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Palermo guidato da Salvatore Orlando.

Nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 1987 la supernova venne avvistata nella Grande Nube di Magellano, una delle galassie nane satelliti della Via Lattea. Nel corso dei tre decenni successivi, telescopi sempre più sofisticati sono stati puntati sui resti di quella supernova, compresi vari telescopi spaziali. I resti di quella supernova furono tra i primi obiettivi osservati nel 1990 dal telescopio spaziale Hubble, che catturò immagini dell’anello principale attorno ai resti della stella esplosa e due anelli esterni più deboli.

Continue osservazioni hanno permesso di ottenere una grossa mole di informazioni su ciò che accade dopo una supernova ma anche su alcuni eventi precedenti a quell’esplosione. Infatti le osservazioni dei materiali in espansione compiute nel corso degli anni hanno permesso di capire che vennero espulsi già 20.000 anni prima della supernova. Una forte emissione di ultravioletti proveniente dall’esplosione ha caricato di energia il gas dell’anello facendolo brillare per decenni.

L’onda d’urto della supernova è passata attraverso l’anello di gas che la circonda producendo emissioni di raggi X che sono aumentate di intensità per anni e l’Osservatorio per i raggi X Chandra della NASA ha rilevato la crescita di quelle emissioni dal 1999 fino al 2013. Successivamente le emissioni di raggi X hanno mantenuto livelli globali costanti ma la parte inferiore dell’anello ha cominciato a smorzarsi indicando che l’onda d’urto è passata oltre l’anello in una regione dove i gas sono meno densi.

Questi tre decenni di studi sono stati preziosi per capire le supernove ma ci sono ancora varie domande. Ad esempio, l’origine dei due anelli esterni non è ancora chiara. Soprattutto, gli astronomi stanno cercando le tracce dei resti della stella che è esplosa nella forma di una stella di neutroni o di un buco nero. Gli astronomi ritengono che la stella esplosa fosse la supergigante blu che era stata identificata come Sanduleak -69° 202 o Sk -69° 202 dato che dopo che la luce della supernova si è smorzata è stato impossibile trovarla.

Secondo i modelli attuali il nucleo è ciò che è rimasto di quella stella ed è collassato ma finora nessun telescopio è riuscito a vedere con quale risultato. Invece, varie osservazioni stanno seguendo i gas espulsi prima e durante a supernova che stanno viaggiando nello spazio. Si tratta soprattutto di elementi leggeri ma ci sono anche quantità più o meno elevate di altri elementi, più pesanti, creati durante l’agonia della stelle e nella supernova. Probabilmente una parte di quegli elementi contribuirà alla creazione di nuove stelle e forse anche nuovi pianeti in un lontano futuro.

Il monitoraggio dei resti di SN 1987A continuerà per trovare la stella di neutroni o il buco nero rimasto e per esaminare momento dopo momento i loro cambiamenti. La possibilità di studiare una supernova fin dall’inizio con strumenti potenti e sofisticati sta offrendo grandi opportunità di scoprire i segreti di alcuni tra gli eventi più energetici dell’universo.

Il filmato con l’animazione creata dal team di Salvatore Orlando.

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