Nuovi indizi sulle precipitazioni sull’antico Marte

Il Grand Canyon e Marte
Il Grand Canyon e Marte

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Geoscience” descrive una ricerca sulle possibili precipitazioni avvenute sul pianeta Marte quand’era giovane. Ramses Ramirez e Robert Craddock, due scienziati che da anni stanno studiando la storia geologica e climatica del pianeta rosso, sostengono che circa 4 miliardi di anni fa il clima poteva essere caldo e semi-arido con fenomeni di precipitazioni.

Le osservazioni degli ultimi decenni condotte con sonde spaziali in orbita attorno a Marte e rover/lander sulla sua superficie hanno permesso di ottenere una notevole quantità di informazioni sulla sua storia geologica che indicano che l’acqua liquida per uno o più periodi poteva scorrere quando il pianeta era giovane. Uno dei problemi è dato dal fatto che le tante tracce trovate hanno un’età di oltre 3 miliardi di anni perciò mostrano anche l’erosione dovuta al tempo e tracce di vari cambiamenti avvenuti nel corso di milioni di anni difficili da ricostruire con precisione.

Uno dei grandi dubbi su quell’antica era riguarda il rapporto tra la quantità di acqua che era allo stato liquido e quella che era invece ghiacciata. Ci sono ricercatori che pensano che la situazione fosse simile a quella della Terra mentre altri pensano che anche quando Marte era giovane l’acqua esisteva soprattutto sotto forma di ghiaccio. Ramses Ramirez, dell’Earth-Life Science Institute (Tokyo Institute of Technology, Giappone), e Robert Craddock, del National Air and Space Museum’s Center for Earth and Planetary Studies (Smithsonian Institution, Stati Uniti) hanno provato a dare una risposta.

Robert Craddock ha già condotto una ricerca sulla storia della pioggia su Marte, pubblicata nel maggio 2017 sulla rivista “Icarus”. Tutta la pioggia indicata dalle sue conclusioni può essere caduta solo se il clima è stato sufficientemente caldo per un lungo periodo. Per capire come ciò sia stato possibile ha lavorato assieme a Ramses Ramirez, che alcuni anni fa ha sviluppato un modello climatico in cui un effetto serra venne generato dall’attività vulcanica esistente in quell’epoca remota.

In parole semplici, le eruzioni vulcaniche comuni 4 miliardi di anni fa possono aver rilasciato anidride carbonica, idrogeno molecolare e anche metano, che come gas serra è molto più potente dell’anidride carbonica. All’epoca l’atmosfera di Marte era molto più densa di quella odierna perciò un effetto serra può aver permesso di avere un clima caldo e semi-arido con episodi di precipitazioni e acqua liquida sulla superficie.

Si tratta delle precipitazioni che probabilmente hanno scavato valli e altre caratteristiche geologiche di cui esistono ancora tracce. Secondo questa ricostruzione potevano esserci depositi relativamente limitati di ghiaccio che potevano sciogliersi durante l’estate contribuendo al sistema fluviale.

L’immagine (cortesia Google/Landsat/Copernicus (a) and Google/NASA/JPL/University of Arizona (b). Images adapted from Ramirez and Craddock (2018), Nature Geoscience. Tutti i diritti riservati) mostra il Grand Canyon negli USA (a) confrontato con un sistema fluviale dendritico su Marte (b). Ci sono piccole differenze che potrebbero essere dovute semplicemente alla notevole differenza di età.

Le ricerche sono tutt’altro che finite, anche perché ci sono pochissime tracce della primissima parte della storia di Marte, dove si svilupparono le condizioni che per qualche tempo resero l’odierno pianeta rosso per molti versi simile alla Terra. La missione InSight della NASA, con un lander che sta per essere lanciato verso Marte, potrebbe aiutare grazie ad analisi concentrate sulla geologia marziana.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *