Una nova anomala in CK Vulpeculae

CK Vulpeculae vista da ALMA (Immagine ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/S. P. S. Eyres)
CK Vulpeculae vista da ALMA (Immagine ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/S. P. S. Eyres)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” descrive una ricerca su CK Vulpeculae (CK Vul), una nova ben documentata tra il 1670 e 1672 che ha lasciato una nebulosa bipolare. Un team di ricercatori guidato da Stewart Eyres, della University of South Wales ha usato il radiotelescopio ALMA per analizzare i resti di quell’esplosione concludendo che è stata provocata dalla collisione tra una nana bianca e una nana bruna, la prima nova anomala di questo tipo identificata.

Avvistata per la prima volta il 20 giugno 1670, CK Vulpeculae passò attraverso diversi picchi di luminosità che la resero visibile anche a occhio nudo fino a svanire alla fine del maggio 1672. Oggi possiamo vedere una nebulosa bipolare che negli ultimi decenni è stata oggetto di vari esami che hanno portato a varie ipotesi. La teoria della fusione tra due stelle viene oggi contraddetta da un team di ricercatori che ne offre una più strana, dato che la conclusione è che a fondersi furono una nana bianca, i resti di una stella simile al Sole, e una nana bruna, un oggetto non abbastanza massiccio per innescare la fusione nucleare.

Il radiotelescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), inaugurato nel marzo 2013, è già stato usato per rilevare alluminio-26, un isotopo instabile, in CK Vulpeculae, una scoperta descritta in un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy” nel luglio 2018. Ora è stato usato nuovamente per studiare molecole e isotopi che potessero offrire indizi sulla sua origine.

La presenza di litio, normalmente distrutto all’interno delle stelle, e rapporti isotopici anomali per carbonio, azoto e ossigeno, suggeriscono che essi provenissero da una nana bruna e fossero arrivati sulla superficie di una nana bianca. L’eruzione di quei materiali assieme alle reazioni termonucleari generate dalla collisione hanno creato la nebulosa con una forma a clessidra visibile oggi.

Nella nebulosa sono state rilevate anche le tracce di formaldeide e formamide, molecole organiche che verrebbero distrutte in un ambiente in cui è in corso una reazione di fusione nucleare. La conclusione è che siano state prodotte dai residui dell’esplosione, un altro indizio della presenza di una nana bruna che è stata fatta a pezzi dalla nana bianca.

Secondo la nuova ricostruzione, la nana bianca aveva una massa circa 10 volte superiore a quella della nana bruna ma era molto più piccola perché molto più densa. Quando la nana bruna si è avvicinata alla nana bianca, le crescenti forze mareali che ha subito l’hanno fatta a pezzi spargendone le molecole che in parte si sono poi sparse nella nebulosa.

È la prima volta che vengono trovate prove di una nova anomala di questo tipo ma non è detto che sia rara dato che i sistemi binari o perfino multipli sono comuni. Strumenti sempre più perfezionati come ALMA permettono di indagare molto meglio questi eventi perciò in futuro ne sapremo molto di più. Una possibilità interessante è che le molecole di nebulose di quel tipo, comprese quelle organiche, vengono sparse nello spazio interstellare e potrrebbero finire in un sistema stellare in fase di formazione. In certi casi, perfino i mattoni della vita potrebbero essere presenti in un sistema stellare fin dall’inizio.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *